Il Futurismo nasce ufficialmente a Parigi il 20 Febbraio 1909 come movimento letterario italiano, o meglio ideologico culturale. In quella data, il suo fondatore Filippo Tommaso Marinetti pubblica su “Le Figaro” Fondation et manifeste du futurisme. La caratteristica di questo nuovo atteggiamento ha le sue radici in una visione dell’uomo di matrice nietzschiana e coinvolge l’ambito artistico-letterario e politico. Viene esaltata la vita attiva, dinamica (dei corridori automobilistici si dice che ‘perforano lo spazio’, che ‘sfrecciano come sparati da un cannone’). Si diffonde la modernolatria. Nel campo della poesia si ha una radicalizzazione del verso libero nelle parole in libertà.
I futuristi sentono il bisogno di un’arte e di una letteratura che mettano al bando le vecchie dottrine e l’autorità del passato. Il Futurismo è antipassatista. All’interno del movimento futurista Marinetti (specialmente nell’aspetto letterario e più in generale in quello ideologico culturale) e Boccioni (specialmente nell’aspetto artistico) suscitano un peso dogmatico che è mal tollerato da alcuni suoi aderenti come Soffici, Papini e Palazzeschi.
Gli studiosi del Futurismo ci parlano di una certa difficoltà nel trovare opere letterarie futuriste rappresentative e ritengono che lo sviluppo di questo movimento “s’identifica – dice Pär Bergman – più o meno con quello del suo capo”(1) . Secondo lo stesso Bergman lo squilibrio tra teoria e prassi è stridente: “I manifesti dilagano ma le realizzazioni poetiche sono alquanto esili e, se si prescinde dalle ‘parole in libertà’, corrispondono raramente alle enunciazioni programmatiche”(2).
Sono infatti le “parole in libertà” (PIL), l’ “Immaginazione senza fili” (ISF) e la “simultaneità” che infrangono la lingua, le regole grammaticali e sintattiche tradizionali. Dunque si viene sollecitati da esigenze estetiche nuove e provocatorie e dal mito della velocità, cosa, quest’ultima, che fa provare all’uomo una sorta di ubiquità e simultaneità che comporta la morte del tempo e dello spazio. La velocità è eterna e onnipresente. Tale la sentono e la rappresentano sia gli artisti futuristi della parola che quelli dell’immagine: pertanto le frontiere fra le arti vengono cancellate.
Solitamente si tende a rendere assente l’io (l’io è la materia) e a tenere in grande considerazione il disordine, cioè il massimo dell’entropia.
Nel campo del Futurismo figurativo, il primo manifesto (Manifesto dei pittori futuristi) vede la luce ad un anno di distanza da quello del 20 febbraio 1909, ne seguirà poi un secondo. In essi è costante la preoccupazione di Boccioni di rappresentare il movimento. Egli ritiene che un corpo fermo si muova in quanto partecipe del dinamismo universale. Ne consegue che la simultaneità si attua con la presentazione della figura che va e viene, rimbalza, appare e scompare, sollecitata dalla vibrazione universale.
Si arriva, intanto, al 1933 e Marinetti già avverte che la vera guerra e la vera rivoluzione è quella artistico-letteraria. Egli stesso, precedentemente, aveva parlato di distruggere, nell’amore e nell’amicizia, le distanze e le barriere che separano gli esseri umani. Infatti, nel ’33 il suo manifesto della radio parla di immensificazione dello spazio. Aeropittura e aeropoema hanno remato in questa direzione con la voglia di osservare da posizioni diverse da quelle tradizionali. Intanto il Futurismo ormai perde quel carattere guerrafondaio e nazionalistico.
Ma con queste ultime considerazioni si intende dire che il Futurismo è finito? No di certo, considerato che se nel secondo dopoguerra esso ebbe un periodo di oscurità e di condanna, è anche vero che non ha finito di suscitare l’attenzione di studiosi, di letterati di tutto il mondo, e che è riscoperto dalle più recenti avanguardie artistiche contemporanee. E allora ha senso parlare di futuro del Futurismo e portare avanti un discorso stimolante partendo in modo particolare da Luigi Gallina (Corigliano Calabro 1906 – Napoli 1973) e immettendo nel discorso le più recenti teorie scientifiche sul tempo.
L’interessante mostra documentaria “Calabria Futurista (1909-1943)”, a cura di Vittorio Cappelli e Luciano Caruso, tenutasi a Cosenza dal 20 Maggio al 30 Giugno 1997, ha esposto documenti e produzioni letterarie ed artistiche di un nutrito ed insospettato gruppo di futuristi calabresi, operanti in Calabria e in varie altre città e regioni italiane: Bellanova, Benedetto, Gallina, Marasco, Sprovieri, Tedeschi, Alcaro, Altomonte, Berardelli, Dolce, Labozzetta, Rèpaci, Russo ed altri.
L’ampia sezione documentaria dell’esposizione allineava alcuni periodici futuristi, tra i quali i calabresi “La Rivolta Futurista” (1916) e “Originalità” (1924), “Elettroni” (anni trenta), libri, opuscoli, manifesti, fotografie, lettere e documenti inediti di vario tipo che testimoniano la diffusione del Futurismo anche in Calabria a partire dagli esordi, con Giuseppe Carrieri fino alla seconda guerra mondiale, con Tedeschi e Bellanova.
In una grande sala vi erano opere pittoriche di Antonio Marasco, Enzo Benedetto, Armiro Yaria, Michele Berardelli, e tavole parolibere di Luigi Gallina.
Convenendo con quanto scriveva Tonino Sicoli su “Il Quotidiano” del 21 Maggio 1997, vera novità di questa rassegna sono proprio alcune tavole con sperimentali “scomposizioni linguistiche” del coriglianese Luigi Gallina, provenienti da collezioni private di Firenze e di Monaco e che furono rese note solo negli anni ’70.
La produzione di questo poeta e artista, che ha operato a Napoli, è andata in gran parte distrutta o dispersa, ma quanto resta è sufficiente a darci un’idea del suo porsi nel movimento futurista e della sua leadership nel gruppo campano di iniziative, che inizialmente condivide le spinte indipendentiste di A. Marasco e che poi marcia verso un particolare Futurismo da alcuni definito di sinistra.
Ed è proprio la sua voglia di autonomia, la sua insofferenza da ogni forma di «gerarchia» che lo porta alla fondazione del giornale futurista napoletano “Elettroni” (suo è l’editoriale ‘Basta’ apparso sul primo numero). Si tratta di un titolo veramente geniale negli anni ’30 per una rivista futurista (in chimica non è il numero degli elettroni che determina la posizione di un elemento nella Tavola Periodica?).
Nel catalogo della mostra si diceva della sua collaborazione a “Prima Linea” e a “Battaglie”. Gallina progetta, inoltre, la pubblicazione di una rivista d’arte (“Panfuturismo”), che non vedrà mai la luce e il cui titolo ci dice molto sulla sua posizione di dissidenza nei confronti della leadership di Marinetti e dello stesso Marasco.
Il giovane Gallina, partito da Corigliano per Napoli, dove si forma studiando all’Istituto D’Arte, è fra quei giovani impazienti calabresi che situano la propria esperienza all’interno di quel fenomeno di mobilità intellettuale, che cerca di sottrarsi ad una pesante situazione di perifericità e di isolamento. A Napoli egli non solo partecipa al movimento futurista, come è stato già detto, ma in seguito dirigerà anche le organizzazioni sindacali dell’artigianato, collaborando a riviste del settore italiane e straniere.
Le poesie che ci restano della sua produzione (es. «Il caos è inevitabile», dove egli si esprime secondo un processo illogico e per intervalli frastici) e le sue tavole dal titolo “Scomposizione” (linguaggio astratto), 1933-1935, testimoniano chiaramente lo spirito irrequieto e geniale che egli fu. E tale mi sembrò quando lo conobbi alla fine degli anni sessanta e ignoravo la sua attività nell’ambito del movimento futurista, della quale né lui né altri mi avevano parlato. Peccato, sarebbe stato certamente un dialogo esaltante e proficuo per me!
Luigi Gallina ebbe il gusto per la trasgressione e gli engagements propri delle avanguardie della prima metà del secolo scorso. Egli, come dicevo, sperimentò l’espressione attraverso intervalli frastici e concentrò la sua attenzione sulla scomposizione linguistica, in opposizione all’uso che nella scrittura tradizionale si fa dei grafemi e delle sillabe. Non si tratta di “calligrammi” alla Apollinaire, che, fra l’altro, non è negabile che siano stati suggeriti al poeta francese dalle marinettiane parole in libertà, ma di una vera e propria distruzione del significante della parola scritta, attraverso una segmentazione e una disposizione non più necessariamente rettilinea orizzontale dei piccoli segmenti ottenuti, generando, a volte, una specie di ideogrammi, altre volte delle suggestive figure note e altre volte ancora delle tavole dal carattere esoterico o ludico, così che ti sembra di assistere ad un ritorno alle origini dell’arte figurativa, cioè a quando essa era trasposizione simbolica e non calco della realtà, ed era quindi, come dice André Leroi-Gourhan, “direttamente collegata al linguaggio”, molto vicina alla scrittura.
Davvero interessante è l’arte di Luigi Gallina, che possedeva evidentemente ‘geni’ tali che gli permettevano di intuire che il tempo –spazio può non essere asimmetrico, cioè che la sua freccia non va in una sola direzione. I fisici oggi hanno elementi per dimostrare tale possibilità(3) o addirittura che il tempo in verità non esiste(4) . Infatti, ogni segno di Luigi Gallina è come un campo quantico fluttuante in un punto in un universo senza tempo e in uno spazio ad altissima entropia, diremmo quasi vuoto. Egli però, contemporaneamente e paradossalmente, sembra che cerchi di fare ordine dal massimo del disordine, ma partendo da concentrati di energie in un segno provocatorio che spinge verso un’accensione e un’accelerazione dell’universo creativo. Nello stesso tempo egli mira ad annullare il tempo e a dirci intanto che il passato più remoto, quello dei primordi dell’universo e dell’uomo, non è diverso da quello del futuro o viceversa che il futuro più lontano non è diverso dal passato più distante. Colta quindi in un suo singolo segno, l’arte di Gallina ci presenta una situazione paradossale che ci narra di un universo senza tempo a bassa entropia e ad alta concentrazione di energia oscura ad enorme densità, nello stesso tempo però i suoi segni sembrano elementi rarefatti colti in uno spazio ad altissima entropia, un universo vuoto. Tutto in un deciso incorporamento della teoria della relatività generale (1916) di Einstein(5) .
Luigi Gallina, inoltre, ci dice che rispetto al futuro ci troviamo ancora oggi in una situazione di bassa entropia, infatti ancora oggi si hanno accesi fermenti a cui il Futurismo ha dato luogo, fermenti che noi per vari motivi non percepiamo come eventi originatisi dalla stessa matrice del Futurismo ma come slegati da questo. Tutto ciò principalmente per via del fatto che si cerca di rimuovere il Futurismo come fatto storico, per le conseguenze che, sposando la politica, scatenò. Comunque sia, certo nel segno di Luigi Gallina trovi i caratteri d’una implosione, unico e solo mezzo che può scatenare linguaggi nuovi e un riposizionamento rispetto a ciò che la mente intuisce. Infatti egli credeva, come Majakoskij, che da una mente proiettata verso il futuro può scaturire un presente nuovo. Il futuro del Futurismo sta quindi in forme di comunicazione alle quali deve corrispondere un nuovo senso del mondo unito alla necessità per l’individuo di comunicare con tutti i popoli della Terra. Questo per Gallina può essere fatto con i segni universali, quegli ideogrammi, quei pittogrammi e quelle sonorità dell’uomo dei primordi della civiltà lontano dagli inquinamenti della superstizione maligna.
Rinaldo Longo
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Note: