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Un’inedita Marie Antoinette

locandina filmMarie Antoinette è un film costruito sul puntiglioso, filologico rispetto dei dati della Storia, sul rifiuto dei luoghi comuni: della faziosità e delle ignobili calunnie che furono divulgate ad arte per infangare la figura dell’infelice regina di Francia, calunnie che affliggono a tutt’oggi taluni manuali sulla Rivoluzione francese: si pensi, ad esempio, alle dicerie sul lesbismo di Maria Antonietta o sulle sue sfrenate dissolutezze;si pensi alla celebre (e apocrifa) battuta sulle brioche da distribuire al popolo affamato: insinuazioni maligne e menzognere di cui la pellicola si libera con un’alzata di spalle (una biografia seria e rigorosa come quella di Stefan Zweig ha evidentemente fatto scuola).

Per contro, la rappresentazione delle opere e dei giorni a Versailles (il film si chiude, significativamente, con il trasferimento della famiglia reale a Parigi) è restituita nelle forme stilizzate e stranianti del pastiche, della contaminazione del linguaggio postmoderno: da qui le partiture musicali provocatoriamente incongrue, timbricamente incompatibili e dissimmetriche, non armoniche rispetto alle immagini; da qui le scelte scenografiche e iconografiche improntate a un cromatismo abbacinante, che rischia ad ogni momento di cadere nella trappola del kitsch.

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Ma se l’utilizzo della musica dark e new romantic (Cure, Bow Wow Wow, Aphex Twin, Gang of Four, Radio Dept…) non convince, il lussureggiante fulgore visivo degli arredi, dei broccati e delle acconciature trova nel film una sua precisa ragion d’essere. Lo spazio di Versailles, dove nel trionfo dello sperpero e dell’eccesso la pellicola celebra l’autunno dell’Antico regime, è restituito da Sofia Coppola come spazio ludico-infantile, luogo privilegiato del “meraviglioso” e del gioco, teso a liberare le più sfrenate energie adolescenziali, dove però la tormentosa ricerca della gioia di vivere diviene un meccanismo di fuga, e comporta il rifiuto del processo di crescita e di integrazione (Marie Antoinette, prima ancora che un film storico, è un romanzo che ci narra di una formazione femminile mancata).

Pur attraverso le esperienze del matrimonio, della maternità e dell’amore, l’eroina del film conserva sempre in sé qualcosa di nostalgicamente adolescenziale e regressivo. La stessa predilezione per i dolci, su cui la pellicola indugia con insistenza, è sintomatica dell’attaccamento prolungato alla fase orale dell’infanzia. La difficoltà di Maria Antonietta di accedere alla condizione adulta è originata anche dal suo spaesamento, dall’incapacità di dimenticarsi ai rigidi cerimoniali di corte da lei percepiti come un meccanismo costrittivo e soffocante. La fuga dalle responsabilità che la regina insegue nel gioco e nella finzione (i capricci arcadico-pastorali del Petit Trianon) nasce dall’illusione di potersi sottrarre alle insidie della vita reale rifugiandosi in uno spazio rassicurante e ovattato, uno spazio senza tempo e privo di conflitti.
Il boato della grande Storia che, improvviso e assordante, esploderà alle porte della reggia, porrà fine a quell’incauta illusione.

Nicola Rossello

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Scheda film

Titolo: Marie Antoinette
Regia: Sofia Coppola
Sceneggiatura: Sofia Coppola
Cast: Kirsten Dunst, Jason Schwartzman, Rip Torn, Judy Davis, Asia Argento, Marianne Faithfull, Danny Huston, Molly Shannon, Steve Coogan, Rose Byrne, Shirley Henderson
Durata: 123 minuti
Genere: Biografico, storico
Distribuzione: Sony Pictures
Data di uscita in Italia: 17 novembre 2006

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