Le norme del diritto: un a priori o un a posteriori? Quali i loro limiti e i loro campi d’azione? A chi si pone queste domande diciamo che oggi circolano due saggi sul diritto che ci spingono a riflettere sui risultati ai quali si perviene quando si parte da una qualche teoria laica dell’origine del diritto.
Il primo, edito da Codice Edizioni e dovuto ad Alain Dershowitz, è Rights From Wrongs, il secondo, edito da Feltrinelli e scritto da Stefano Rodotà, è La vita e le regole.
Con una visione pragmatica delle leggi che ci governano, Alain Dershowitz rifiuta il tradizionale metodo deduttivo e quindi non condivide il principio secondo il quale il diritto possa derivare da Dio o dalla natura o dalla logica o dalla legge stessa. Egli, partendo da un ragionamento induttivo, arriva ad affermare che il diritto deriva dall’errore, conclusione supportata dal dato che la percezione dell’ingiustizia è un fatto immediato, mentre il concetto di “giustizia” è difficile da afferrare e soggetto a varie interpretazioni.
Da parte sua, Stefano Rodotà nel suo saggio ci invita a domandarci se il diritto ha l’obbligo di mutare con lo stesso rapido passo con cui il mondo e la società cambiano, non trascurando poi che la norma giuridica ha anch’essa dei limiti oltre i quali non può andare e dei campi in cui essa non può entrare, o, se vi entra, lo può fare solo «con sobrietà e mitezza».
L’autore di La vita e le regole verifica che l’avanzare velocissimo delle tecnologie e delle scoperte scientifiche fa sì che la società può ad un certo punto trovarsi sprovvista di norme adeguate. I casi in cui questo avviene riguardano, ad esempio, il diritto alla vita e alla morte, la proprietà della propria identità, dei propri geni, del proprio corpo.
Insomma l’interrogativo è questo: il diritto può intromettersi nei momenti e nelle scelte più intime e personali? Fondamentale nel pensiero di Rodotà è quanto afferna sulle tecnologie: esse devono servire ad aumentare le libertà non a reprimerle. L’autore lo ha confermato in un suo intervento in una puntata della trasmissione televisiva La storia siamo noi di Rai Educational su Rai 2.
A noi sembra che l’arrancare del diritto dietro un mondo e una società che mutano velocemente supporti le motivazioni della scelta di Dershowitz, che appunto nel campo dell’origine del diritto opta per il metodo induttivo.
Rinaldo Longo
Alain M. Dershowitz, avvocato americano, docente di etica del diritto ad Harward, ha rappresentato personaggi famosi quanto scomodi, quali O. J. Simpson e Mike Tyson, convinto che il compito di un avvocato sia difendere chiunque sia accusato di un crimine. Ha pubblicato altri due libri in italiano con le case editrici Carocci e TEA.
Stefano Rodotà, ordinario di diritto civile all’Università di Roma La Sapienza, dal 1997 al 2005 è stato presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali e ha presieduto il gruppo europeo per la tutela della privacy. Tra i suoi libri: Libertà e diritti in Italia (1997), Questioni di bioetica (1997), Repertorio di fine secolo (n.e. 1999), Tecnopolitica (n.e. 2004), Intervista su privacy e libertà (2005).
Schede libri
Autore: Alain Dershowitz
Titolo: Rights From Wrongs. Una teoria laica dell’origine dei diritti
Editore: Codice Edizioni
Traduzione: Valeria Roncarolo
Anno pubblicazione: 2005
Prezzo: € 24,00
Pagine: 220
Autore: Stefano Rodotà
Titolo: La vita e le regole. Tra diritto e non diritto
Editore: Feltrinelli
Collana: Campi del sapere
Anno pubblicazione: 2006
Prezzo: € 19,00
Pagine: 288