Agricantus è un mito della world music italiana, la band che insieme agli Almamegretta ha messo il nostro paese sulla mappa del dub internazionale grazie all’uso dinamico e originale della musica mediterranea in asse con le coordinate del trip hop e dell’elettronica senza passaporto, fino ai confini della trance.
Venuti alla ribalta a inizio anni Novanta con i dischi Gnanzu e Viaggiari, sono saliti al vertice del pop nazionale di qualità a metà dello stesso decennio, quando la critica ha loro conferito la Targa Tenco (1996) e il Premio Internazionale della Musica (1997) grazie al capolavoro Tuareg. È dello stesso periodo la realizzazione della colonna sonora del film Hammam – Il bagno turco, mentre con Hale Bopp Souvenir prende corpo l’omaggio alla stella cometa di cui tutto il mondo sta parlando.
La fama del gruppo si estende all’estero, dove gli Agricantus sono ospiti di festival come Les Printemps de Bourges e Womad e raggiungono con i loro tour Canada, Sud America, Australia e Giappone, mentre esce negli Stati Uniti la raccolta Best of Agricantus.
Stretta nella dimensione limitata della forma canzone, la creatività del gruppo si esprime al meglio nella prospettiva del concept album: dopo Tuareg arriva dunque Kaleidos, cui segue nel 2001 Ethnosphere, rivolto questa volta al Tibet.
Assai gettonata nel circuito e nelle raccolte chill out e lounge di orbita Buddha Bar, la band si lancia con passione nella realizzazione della colonna sonora del film Placido Rizzotto e si impegna in diverse campagne di sensibilizzazione per il finanziamento di progetti rivolti ai Paesi in via di sviluppo. Ora, dopo una prolungata pausa di riflessione, gli Agricantus si ripropongono al pubblico con un album nuovo, Luna Khina, e tornano a esibirsi dal vivo guidati come sempre da Rosie Wiederkehr, Tonj Acquaviva e Mario Crispi.