I Forro In The Dark sono geniali, spiritosi, funambolici. La loro storia nasce apparentemente nel bar Nublu di New York, epicentro della creatività acustica cittadina dove i componenti, in parte di origine brasiliana, hanno cominciato a esibirsi qualche anno fa diventando in breve un piccolo culto urbano.
Ma le radici profonde di questa storia affondano nel Nordeste del Brasile degli anni Quaranta, dove chitarre acustiche e fisarmoniche accompagnavano i momenti di tempo libero dei lavoratori delle miniere. Era il forró, la musica resa celebre nel mondo da Luiz Gonzaga, il mostro sacro scomparso nel 1989 cui hanno reso omaggio i principali artisti brasiliani.
Partendo dalla sua lezione a base di basso percussivo, triangolo e fisarmonica, i musicisti tropico – statunitensi hanno costruito un suono tutto loro, che dopo avere messo in mostra freschezza e originalità nell’omonimo disco di debutto ha svelato la sua forza esplosiva in occasione della pubblicazione del recente Bonfires Of São João, un irresistibile mélange di forró, spaghetti western, country, zydeco, cumbia e rock cui hanno partecipato i nomi altisonanti di David Byrne, impegnato in due tracce, Bebel Gilberto e Miho Hatori delle giapponesi Cibo Matto.
Al cinema, il risultato potrebbe essere rappresentato a dovere da una sovrapposizione tra i classici di Sergio Leone e il documentario Moro No Brasil di Mika Kaurismaki. Sul palco la presenza contagiosa e ormai rodata dalla partecipazione a kermesse come il Montreal Jazz Festival e il Chicago Folk & Roots Festival assicura un set quanto mai travolgente, guidato dall’impeto dello zubumba suonato da Mauro Refosco, in passato compagno d’avventura dello stesso Byrne e collaboratore dei Lounge Lizards di John Lurie e Arto Lindsay.