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I testimoni

André Téchiné ha avvertito il bisogno di radiografare il clima di un’epoca precisa, collocando la sua vicenda all’interno di un arco temporale ben definito: dal 21 giugno 1984 allo stesso giorno dell’anno successivo; ovvero dalla nascita del bambino di Sarah e Mehdi (scena che viene a costituire l’incipit del film) alla festa del suo primo compleanno (episodio che segna lo scioglimento del racconto). In mezzo la pellicola descrive l’insorgere dell’Aids e tutto ciò che di sconvolgente e di funesto quell’evento ebbe a significare per la società contemporanea.

Come è risaputo, l’apparizione improvvisa e il rapido diffondersi del virus modificarono radicalmente i modelli comportamentali degli individui, mettendo drammaticamente in crisi l’istintiva ricerca del piacere e della libertà sessuale che si erano andati affermando nel decennio precedente. L’incubo della malattia fece riemergere oscuri, arcaici sensi di colpa e venne a sancire la perdita dolorosa di un sogno di innocenza. In particolare, la comunità omosessuale dell’epoca, la stessa che aveva iniziato ad assaporare i primi frutti della tolleranza, visse il flagello dell’Aids come una nuova cacciata dal paradiso terrestre, vedendosi nuovamente sospinta indietro, precipitata negli inferi della paura e del lutto.

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Una scena del film I testimoniIl racconto è costruito attorno al personaggio di Manu. Figura angelicata e soteriologica, Manu è “colui attraverso il quale lo scandalo avviene”. Egli è “il nuovo arrivato” (così si intitola il romanzo che Sarah dedicherà all’amico scomparso), l’essere luminoso che, proprio a causa della sua diversità inquietante, è destinato a diventare la vittima sacrificale del flagello che si abbatte sulle vite degli uomini. Ma prima ancora che il suo sacrificio sia consumato, Manu si offre allo sguardo di tutti come il puro innocente (“L’eros? Che ne so io dell’eros? Non ne so niente!”, confesserà a Sarah), colui che, grazie alla forza e alla miracolosa dolcezza del suo sorriso, porterà turbamento e scompiglio tra gli equilibri precari, gli schemi e i rituali consolidati di quanti avranno la ventura di attraversare il suo cammino. La sua apertura gioiosa verso il mondo conserva qualcosa di scandaloso e di intollerabile. Il suo vitalismo adolescenziale e proletario rimette in discussione le dinamiche affettive, la scacchiera dei sentimenti, segnando un momento di lacerazione nelle vite delle persone. Seminando il dubbio, Manu rivela gli altri a loro stessi, li costringe ad agire e ad assumere la piena responsabilità delle proprie scelte.

Una scena del film I testimoniMehdi e Adrien, in particolare, in quanto personaggi in mutamento, capaci di una linea evolutiva, saranno chiamati a percorrere un itinerario accidentato e imprevedibile. L’incubo dell’Aids verrà infatti a sconvolgere le loro esistenze e li costringerà a operare delle scelte ambigue, tortuose, contraddittorie. Mehdi vivrà la scoperta delle proprie inclinazioni omosessuali come una folgorazione gioiosa, non traumatica. Ma dopo aver conosciuto la paura del contagio, deciderà di rientrare nei ranghi della “normalità” borghese, tornando ad assumere il ruolo rassicurante di marito e padre di famiglia. Il pavido Adrien, che aveva tentato di sublimare nell’ambito equivoco di un’amicizia platonica e pedagogica le pulsioni sessuali che lo spingevano verso Manu (quest’ultimo aveva colto nell’amore di Adrien una componente di possessività che era per lui inaccettabile), quando il ragazzo sarà aggredito dal male riverserà ogni energia nella lotta contro il flagello. Il suo stesso impegno, tuttavia, assume le forme di un atto compensativo, di un risarcimento tardivo di una delusione amorosa.

Una scena del film I testimoniLa storia è raccontata dal punto di vista di Sarah. È lei l’autentica testimone del calvario di Manu, e questa sua funzione è sottolineata dalla sua voce fuori campo che interviene a più riprese a commento degli eventi. La scansione stessa del film in tre movimenti distinti, forniti ciascuno di un proprio titolo (Les beaux jours, La guerre, Le retour de l’été) sembra alludere alla divisione in tre grandi capitoli del romanzo che la donna decide di scrivere per rievocare la figura di Manu. Certo, nello spettatore può sorgere il sospetto che lo sguardo di Sarah sia uno sguardo inadeguato e partigiano, inattendibile, affidato com’è al personaggio più scostante e irresponsabile del film: la donna – una borghese viziata ed egoista – non riesce ad accettare la propria maternità e, quando scrive, arriva persino a infilarsi i tappi nelle orecchie per non essere infastidita dal pianto del figlio. Vero è che il bacio che essa riceve da Manu verso la fine del film sembra acquistare la valenza di un atto di purificazione: come se il ragazzo, ormai prossimo alla morte, intendesse con quel gesto assumere su di sé le colpe della donna e liberarla dal male, dal suo sterile egoismo. Di fatto, quel bacio consentirà a Sarah di tornare a scrivere (la prima insoddisfacente stesura del romanzo era finita nella spazzatura) e di farsi mediatrice tra la vita di Manu, il suo breve passaggio sulla terra, e la folla dei lettori.

Una scena del film I testimoniSe pertanto il ruolo che il personaggio di Sarah svolge nel film è in sostanza quello del mediatore, il suo punto di vista potrà essere avvicinato, con una certa cautela, a quello di Téchiné. Come la donna, anche il regista decide di conferire alla narrazione le forme di un viaggio a ritroso nel tempo, sul filo della memoria, alla ricerca del paradiso perduto degli anni felici, nel ricordo dei giorni dolorosi del sogno interrotto. Lo stesso Téchiné ha certamente avvertito l’esigenza di stabilire un’opportuna distanza dalla gravità dell’argomento, una distanza che viene a tradursi nell’adozione di un’intonazione narrativa “ironica”, da commedia lieve, intimamente ma non ostentatamente lirica, atta a eludere i rischi del patetico incontrollato e del lacrimoso. Se la pellicola nasce da un’energica, profonda necessità interiore, dall’esigenza morale di fornire il rendiconto di una stagione terribile e felice del passato, la testimonianza non assume mai i toni urlati e virulenti di una foga dimostrativa. Talora, è vero, nella rappresentazione permangono grumi di durezza didascalica: gli interventi di Adrien, soprattutto nella seconda parte del film, scadono qua e là nel sentenzioso e nel pedante. Ma il linguaggio di Téchiné sa mantenersi quasi sempre lucido, pudico, rigoroso, lontano da ogni vieto Una scena del film I testimonimoralismo o schema precostituito. Il regista non dà giudizi. Osserva da vicino e con rispetto l’umanità viva dei personaggi, concedendo a ciascuno di loro la sua affettuosa comprensione (nel cinema di Téchiné non esistono personaggi secondari: ogni figura è parimenti importante e necessaria all’economia del racconto). Egli contempla con la stessa calorosa simpatia la prostituta dal cuore d’oro convinta di esercitare il mestiere più bello del mondo e Julie, la sorella di Manu, che ha deciso di rinunciare a ogni legame affettivo per inseguire le sue ambizioni di cantante d’opera.

Lo scioglimento finale che Téchiné accorda ai suoi personaggi sembra dettato anch’esso dalla commossa adesione del regista alle loro sofferenze. Le immagini della festa del compleanno del piccolo Justin sono immagini che si aprono a una sia pur cauta speranza. Manu non è più tra gli ospiti della villa. Ma al suo posto c’è un giovane americano, Steve, che ha saputo conquistare l’affetto di Adrien, consentendo a quest’ultimo di superare le proprie paure e inibizioni. L’incubo dell’Aids non si è dissolto. La malattia continua a mietere le sue vittime. La salvezza appare ancora lontana. Ma ora è già possibile tornare a vivere, ad amare, a gioire.

Nicola Rossello

Scheda film

Titolo: I testimoni
Regia: André Téchiné
Cast: Michel Blanc, Emmanuelle Béart, Sami Bouajila, Julie Depardieu, Johan Libéreau, Constance Dollé, Lorenzo Balducci, Alain Cauchi, Raphaëline Goupilleau, Jacques Nolot, Xavier Beauvois, Maïa Simon
Durata: 1h 52′
Genere: Drammatico
Distribuzione: 01 DISTRIBUTION
Data di uscita in Italia: 06 Luglio 2007

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