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La duchessa di Langeais

Locandina La duchessa di LangeaisAccettando di cimentarsi con un testo letterario ammantato da un’aura di classicità e tale dunque da esigere il rispetto più ossequioso, Jacques Rivette ha optato per la fedeltà più assoluta, per una caparbia, provocatoria presa alla lettera del testo stesso. Il racconto lungo di Balzac è assunto dal regista francese come un testo “intoccabile”. Le situazioni narrative, i dialoghi del film sono quelli del libro.

 Brani di quest’ultimo sono utilizzati come didascalie e, letti da una voce fuori campo, scandiscono la divisione in capitoli della pellicola. Rivette sembra dunque aver consentito a rinunciare alle proprie prerogative di autore per assumere il ruolo – più modesto – dell’illustratore puntuale e neutrale.

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Una scena del film La duchessa di LangeaisDi fatto, il rispetto filologico del testo di partenza, unitamente a una messa in scena stilisticamente assai sorvegliata e algida, tesa a congelare ogni enfatizzazione letteraria, adombra l’intento del cineasta di sottolineare la propria distanza nei confronti della vicenda narrata.
La quale, facendo leva su turgori, affanni e ingombri squisitamente melodrammatici (travestimenti, rapimenti, fughe, minacce di omicidio, ritiri in convento, agnizioni, morti repentine: tutto un armamentario da romanzo d’appendice), viene a descrivere un rapporto amoroso complesso, una relazione duale priva di sbocchi, destinata a un finale tragico.

Il desiderio assume qui forme egoistiche. Nessuno dei due amanti appare davvero capace di donarsi all’altro. Nessuno dei due è in grado di uscire dal proprio io per completarsi nell’alterità. Entrambi mirano al dominio, all’asservimento completo dell’amato. L’uno e l’altro esibiscono un atteggiamento di ossessività aggressiva e distruttiva, che irride l’ordine collettivo, le norme sociali, e che, sperimentata l’irrealizzabilità dei propri intenti, sprofonda in un’ossessione cupa, funerea. I turbamenti e i disordini passionali, che in un primo momento vengono ad essere sublimati da AntoinetteUna scena del film La duchessa di Langeais in un gioco lezioso di ritrosia e seduzione (mentre in Armand sono immersi in una primordiale naturalità e selvatichezza), sono destinati a diventare, per entrambi, sia pure in tempi e in modi diversi, una ricerca tormentosa, spasmodica dell’oggetto perduto. Da entrambi, il fallimento affettivo, il rifiuto dell’altro, la sua perdita, saranno vissuti come una lacerazione angosciosa, dagli effetti devastanti, come una ferita insanabile – ovvero una ferita che Armand potrà sanare solo attraverso la morte dell’amata: “Ormai è soltanto un poema”, arriva egli a dire di lei nella scena conclusiva del film, un attimo prima che il cadavere della duchessa sia gettato in mare.

Nicola Rossello

Scheda film

Titolo: La duchessa di Langeais
Regia: Jacques Rivette
Cast: Jeanne Balibar, Guillaume Depardieu, Bulle Ogier, Michel Piccoli, Anne Cantineau, Marc Barbe, Thomas Durand, Nicolas Bouchaud, Mathias Jung, Julie Judd, Victoria Zinny, Remo Girone, Beppe Chierici, Paul Chevillard, Barbet Schroeder, Birgit Ludwig, Denis Freyd, Claude Delaugerre
Durata: 2h 17 minuti
Genere: Drammatico
Distribuzione: MIKADO
Data di uscita in Italia: 13 Luglio 2007

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