Dialoghi arguti e brillanti non fanno necessariamente una buona sceneggiatura. Non sono, cioè, di per sé sufficienti a garantire densità al racconto; soprattutto se il ritmo imposto alla narrazione ricusa i tempi necessari ad apprezzare l’ironia delle battute e dei motti di spirito di cui si nutrono i confronti e i contrasti tra i personaggi. Allo stesso modo, l’oltranzismo di certe soluzioni di messa in scena (l’uso e l’abuso dei piani ravvicinati, il ricorso insistito – affliggente per lo spettatore – della macchina da presa in spalla a dare il senso di “presa diretta”) non significa sempre e comunque padronanza di stile.
Julie Delpy non ha saputo rinunciare ai virtuosismi di linguaggio di certo cinema off-Hollywood (i segni del suo trascorso sodalizio con Linklater sono ben percepibili), e la sua pellicola ne paga in qualche modo lo scotto. E così, se il tratteggio dei personaggi di secondo piano è piegato a certo gusto malizioso dell’eccesso, l’impaginazione complessiva del racconto non è priva di impacci, benché sorretta da un progetto drammaturgico furbesco e intrigante.
Alla base della vicenda c’è il confronto/scontro tra due culture e concezioni di vita – quella americana e quella francese – tra loro assai diverse e, in apparenza, inconciliabili; motivo tematico che la Delpy maneggia con zuccherosa perfidia e ideologica astuzia, ma eludendo ogni scrupolo di “correttezza politica”. La regista gioca allegramente con pregiudizi e stereotipi, appropriandosi dei più logori luoghi comuni per irriderli senza pietà.
Ma 2 giorni a Parigi intende essere, prima ancora che una commedia di costume, una commedia romantica, interessata soprattutto alla fenomenologia dei sentimenti. E così i conflitti tra Vecchio e Nuovo Mondo si riverberano fatalmente sulle dinamiche relazionali della coppia Jack/Marion. I due eroi del film, partendo da una situazione di inautenticità (il loro ménage è inizialmente basato su una conoscenza lacunosa del partner), dovranno realizzare un percorso interiore di reciproca scoperta del lato ignoto e “straniero” della persona amata, sottoponendosi a una sorta di rieducazione sentimentale. E se il breve soggiorno parigino li costringerà a mettere allo scoperto gli aspetti meno accattivanti del loro carattere, la rivelazione del lato sconosciuto del partner sarà vissuta da entrambi come una minaccia alle proprie rassicuranti certezze. Di qui l’inevitabile crisi. La conclusione del film prevede tuttavia la ricomposizione e pacificazione dei conflitti: Jack e Marion potranno pervenire a una più autentica apertura, a una più matura capacità di comprensione dell’altro e accettazione delle differenze.
Il lieto fine del film ha fatto storcere il naso a qualcuno, ma a noi pare in sintonia con il tono complessivo della rappresentazione, un tono che tende al grottesco, ma che non è mai sferzante, e dove è pur possibile cogliere accenti di disincantata bonomia e leggerezza.
Nicola Rossello
Scheda film
Titolo: 2 giorni a Parigi
Regia: Julie Delpy
Cast: Adam Goldberg, Julie Delpy, Daniel Brühl, Marie Pillet, Albert Delpy, Aleksia Landeau, Adan Jodorowsky, Alex Nahon, Charlotte Maury, Vanessa Seward, Thibaut De Lussy
Durata: 96 min.
Genere: Commedia
Distribuzione: DNC
Data di uscita in Italia: 28 Settembre 2007