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Gli amori di Astrea e Céladon

Locandina del film Gli amori di Astrea e CéladonLa più recente produzione di Rohmer deve essere letta in modo positivo come una sfida costante di un autore ad aprirsi a nuove direzioni di ricerca, a conseguire una diversa ricchezza linguistica e narrativa, pur rimanendo fedele al proprio universo poetico ed estetico. Gli amori di Astrea e Céladon è ben altro che un divertissement senile. E se talora un sottilissimo odore di manierismo s’insinua di soppiatto nella messa in scena sì da renderla a tratti un po’ compassata, sono ben riconoscibili, nel film, la grazia, l’eleganza, la vibrante leggerezza e, al tempo stesso, l’intensità espressiva e la compiutezza formale che caratterizzano da sempre l’opera del regista francese.

Come già aveva fatto per La marchesa von…, Rohmer opta anche qui per l’estremo rigore di fedeltà al testo letterario di partenza. Il libro trasferito sullo schermo, L’Astrée di Honoré d’Urfé, è un romanzo pastorale di oltre cinquemila pagine, Una scena del film Gli amori di Astrea e Céladonpubblicato agli inizi del Seicento. Nella sua trascrizione cinematografica Rohmer ha sfrondato l’opera di molte delle sue parti, ma ne ha conservato “alla lettera” i dialoghi, a suo dire, di una “stupefacente modernità”. La vicenda è ambientata in una Gallia di pura finzione, sospesa fuori dal tempo e dalla storia, rivisitata attraverso l’immaginario barocco e arcadico-pastorale dell’età di Luigi XIII.

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L’intreccio non esita a squadernare un repertorio di situazioni narrative volutamente e provocatoriamente inattuali. La disamina dei sentimenti e dei rapporti amorosi – un tema assai caro a Rohmer, che informa buona parte del suo cinema – si nutre infatti di motivi desueti e “fuori moda”: l’impedimento dei genitori, la “donna schermo”, il malinteso, la separazione come condizione necessaria all’amore, il travestimento sessuale… Se nelle precedenti incursioni dell’autore nel “film in costume” lo spazio scenico, sottratto a ogni idea di naturalismo, conosceva i modi dell’artificio e dell’impudica stilizzazione (si pensi ai fondali dipinti, ai castelli di cartone dorato di Perceval, o alle cornici scenografiche Una scena del film Gli amori di Astrea e Céladonrealizzate in digitale de La nobildonna e il duca), qui l’attenzione verso il paesaggio acquista un rilievo preponderante. La fisicità dell’ambiente naturale (le foreste, i prati, i fiumi della tradizione arcadica) immerge il racconto in un’atmosfera panica di incantata sensualità, memore senza dubbio della lezione di Renoir, ma già esperita in passato dallo stesso Rohmer in film come Il raggio verde o Reinette e Mirabelle.

Indubbiamente Gli amori di Astrea e Céladon allinea motivi, ossessioni e procedimenti espressivi tipici di Rohmer, riscontrabili nelle sue prove precedenti. Si pensi al tema dell’ostinazione (il proposito morale che si cristallizza in impegno irreversibile); si pensi al rapporto dialettico tra l’immagine e la parola (i dialoghi – come sempre, un elemento fondamentale nel cinema del regista francese – sono coniugati costantemente e in modo mai banale con il materiale visivo e narrativo). Gli stessi misurati accenni al linguaggio gioioso e non peccaminoso dei corpi, proprio delle ninfe e dei pastorelli che popolano le pagine di d’Urfé, richiamano alla memoria le scene di acceso e felice erotismo a cui si abbandonavano Charles e Félicie nel prologo del Racconto d’inverno.

Nicola Rossello

Scheda film

Titolo: Gli amori di Astrea e Céladon
Regia: Eric Rohmer
Cast: Andy Gillet, Stéphanie Crayencour, Cécile Cassel, Véronique Reymond, Rosette, Jocelyn Quivrin, Mathilde Mosnier, Rodolphe Pauly, Serge Renko, Arthur Dupont, Priscilla Galland.
Durata: 109 minuti
Genere: Drammatico
Distribuzione: BIM
Data di uscita in Italia: 01 Settembre 2007

Sinossi

In una foresta meravigliosa, al tempo dei druidi, il pastore Céladon e la pastorella Astrée si amano di un amore puro. Ingannata da un pretendente, Astrée lascia Céladon che, disperato, si butta in un fiume. Lei lo crede morto, ma in realtà il giovane viene segretamente salvato da alcune ninfe.
Fedele alla promessa di non riapparire davanti agli occhi della sua bella, Céladon dovrà superare diverse prove per spezzare la maledizione. Pazzo di amore e di disperazione, concupito dalle ninfe, accerchiato dai rivali, costretto a travestirsi da donna per stare vicino a colei che ama, riuscirà a farsi riconoscere senza infrangere il suo giuramento?
È stato necessario attendere Eric Rohmer per scoprire sul grande schermo la più folle storia d’amore della letteratura barocca, “L’Astrée” di Honoré d’Urfé.

MOSTRE

La Sapienza Università di Roma - Foto di Diego Pirozzolo
Fondazione Roma Sapienza, “Arte in luce” X edizione

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