Il Museo MADRE di Napoli dedica una personale allo scultore Luciano Fabro, a quattro mesi dalla sua scomparsa.
La mostra, che rimane aperta al pubblico fino al 7 gennaio 2008, disegna il profilo di una singolare e innovativa esperienza artistica, già pienamente strutturata nei primi anni Sessanta.
Quando Luciano Fabro morì lo scorso 22 giugno nella sua casa di Milano, la mostra partenopea era già stata progettata. L’artista aveva concentrato la sua attenzione su una selezione di opere realizzate tra il 1963 e il 1968: gli anni dell’esordio che raccolgono le prime, fondamentali e tuttora imprenscindibili indagini artistiche sullo spazio, i materiali e le tecnologie: lavori quali Tubo da mettere tra i fiori o Raccordo anulare (presenti in mostra), sono ancora oggi esemplari per le nuove generazioni, lavori seminali per la storia dell’arte italiana contemporanea.
La mostra, che ha per titolo Didactica Magna Minima Moralia, nasce dalla volontà di aderire nel modo più preciso possibile all’idea che Fabro aveva formulato per questa esposizione, restituendone fedelmente la struttura e le scelte.
A tal fine la figlia, Silvia, curatrice della mostra insieme a Rudi Fuchs e a Eduardo Cicelyn, Direttore del Museo MADRE, hanno rigorosamente raccolto e confrontato la corrispondenza incrociata e i documenti lasciati da Fabro: appunti didattici e precisi come era abitudine dell’artista e del maestro di tanti giovani all’Accademia di Brera, tra cui anche una pianta completa dell’allestimento. La mostra porta così a termine, proseguendone il disegno originale, l’ultimo progetto espositivo realizzato in vita dall’artista.
Accompagna la mostra un catalogo Electa, con un saggio di Rudi Fuchs, un testo di Eduardo Cicelyn e uno di Silvia Fabro che ha anche curato la sezione delle schede dei lavori in mostra e la sezione degli apparati bibliografici. Le schede comprendono oltre alla descrizione didascalica, dichiarazioni dello stesso Fabro sulle singole opere. L’apparato iconografico riproduce fotografie della ‘vita’ delle opere esposte attraverso le loro diverse installazioni in musei e nelle gallerie negli ultimi quarant’anni.