Giocato sul successo de Les brigades du Tigre, una serie poliziesca televisiva realizzata fra il 1974 e il 1983 da “Antenne 2”, Triplice inganno dilata il materiale di partenza in un racconto disteso e in sé concluso, votato al romanzesco – un romanzesco “d’appendice”, privo di ogni preoccupazione di verosimiglianza, ma su cui si innestano episodi della storia vera (le gesta della banda Bonnot, lo scandalo dei prestiti russi, gli accordi della Triplice Intesa) e personaggi realmente esistiti (Jean Jaurès, Raymond la Sciènce, oltre allo stesso Bonnot).
Il trasferimento dal piccolo al grande schermo conosce altresì i modi dell’aggiornamento ideologico, sicché se è ben agevole cogliere allusioni al nostro presente (la corruzione del Potere, il ruolo della libertà di stampa), si avverte nel contempo un certo indurimento e incupimento della materia. Così se tra poliziotti e anarchici si viene a stabilire una contiguità ambigua e spiazzante, Jules Bonnot ci viene presentato come un personaggio carismatico. Jacques Gamblin arriva a farne un eroe romantico d’altri tempi, una figura disincantata e risentita, che ha dimesso i tratti sanguigni e popolareschi che gli erano stati prestati in passato da Bruno Cremer (in un curioso film di Philippe Fourastié del 1968, La banda Bonnot, che celebrava in forme astutamente ammiccanti le imprese criminose degli anarchici francesi di inizio Novecento: la sconsiderata santificazione del terrorista non è una prerogativa di certo cinema italiota).
Per il resto, Cornuau si è preoccupato di attenersi a un’idea di spettacolo popolare consono a un kolossal di 17 milioni di euro. Sul piano della seduzione visiva, la pellicola ha potuto così giovarsi di una ricostruzione d’epoca lussuosa: le scenografie e i costumi sono di fine gusto antiquario; la fotografia di Stéphane Cami, con i suoi colori pastello, riesce a evocare appieno il sapore del tempo. Il rischio dell’enfasi resta però sempre in agguato.
Cornuau si rivela incapace di articolare una drammaturgia coerente. L’invenzione narrativa funziona solo nella prima parte. Poi il racconto si snoda un po’ a caso, sbandando a alignright e a manca, denunciando brusche e sconcertanti variazioni di ritmo e di registro, concedendosi talora a certo spirito scanzonato e vagamente demenziale, impantanandosi in qualche occasione in concioni politiche di sconfortante pochezza, virando in altri momenti verso forzature melodrammatiche (le scene passionali, sempre sopra le righe, restano la cosa meno felice del film). A farne le spese alla fine è proprio la dinamica dell’avventura.
Nicola Rossello
Scheda film
Titolo: Triplice inganno
Regia: Jérôme Cornuau
Cast: Clovis Cornillac, Édouard Baer, Olivier Gourmet, Stefano Accorsi, Gérard Jugnot, Alexandre Medvedev, Léa Drucker, Diane Kruger, Jacques Gamblin, Thierry Frémont, Didier Flamand.
Durata: 125 min.
Genere: Drammatico
Distribuzione: Gruppo Fonema
Data di uscita in Italia: 7 dicembre 2007
Sinossi
1907. Un’ondata di criminalità senza precedenti insanguina la Belle Époque. Trovandosi dinanzi ai banditi del nuovo secolo, il Ministro dell’Interno istituisce una speciale forza di polizia: le Brigate Mobili, meglio conosciute come “Le Brigate del Tigre”.