Quando i miei occhi si soffermano su un’immagine di Mia Martini, o ascolto la registrazione della sua voce mentre parla o mentre canta, provo un’emozione indescrivibile.
Di lei scrissi in una delle due liriche che le ho dedicato ad un anno dalla sua misteriosa scomparsa, che mi dette una grande sofferenza: Mia, / angelo calabro, / fama di bellezza / ha già il tuo canto. / Perdonami, mito / della terra mia, / voce del cuore mio / che ora canti / al Signore / Messe d’amore, / ma sembrava / più Mia di te stessa / la tua immagine / alla tivù di casa, / Mia! .
Chi scrive queste note non può che dare grande importanza ad un libro scritto col cuore come lo è la recente pubblicazione di Domenico Gallo, Mia Martini “Io sono la Calabria”, Laruffa editore. Ricchezza di notizie e partecipazione vibrante sono la caratteristica di questa biografia, che aggiorna la discografia italiana e tiene vivo il ricordo di quella che è considerata una delle più grandi interpreti di canzoni del mondo.
Quindi da appassionato cultore di sempre della memoria umana ed artistica di Mia Martini, sorella dell’altra brava e famosa cantane Loredana Bertè, non posso che complimentarmi con l’autore per la serietà della ricerca e l’approfondita analisi su Mimì (come affettuosamente veniva chiamata, ma il vero nome era Domenica Bertè) come donna e come artista, validità di analisi che d’altronde è riconosciuta dallo stesso Giuseppe Bertè, papà della nostra indimenticata e indimenticabile bagnarota.
Non è questa la prima pubblicazione sulla vita e sulla produzione artistica della cantante di Bagnara Calabra, che per il tragico destino e per la notorietà molti paragonano a Dalidà, altra grande cantante calabrese di Serrastretta, alla quale qui è dedicato un capitolo. Però questa di Domenico Gallo nasce da un progetto ben definito ed è fino ad oggi la biografia che sottolinea con grande partecipazione il fulgore della presenza umana ed artistica di Mia Martini, le sue radici calabresi, la sua grandezza e la sua unicità.
L’autore di questa biografia, anch’egli calabrese, si propone tre obiettivi, riuscendo amorevolmente nell’impresa: il primo quello di collocare le aspirazioni di Mia Martini, la sua formazione, i canoni della sua arte, le sue modalità espressive, nell’alveo della civiltà e della cultura della Calabria (interessante il richiamo che Gallo cerca di sollecitare su una Mia Martini attenta alla canzone in dialetto calabrese e a quella del folklore della sua regione); il secondo quello di stimolare ad ascoltare e a conoscere sempre più profondamente le sue incisioni; il terzo quello di avere coscienza della sua elevatissima statura artistica, cioè, come già detto, della sua unicità.
Il libro riesce anche a mettere in risalto l’umiltà e la discrezione di Mimì e quanto sarebbe stato importante un maggior rispetto e la comprensione della sublimità e complessità del suo animo.
A me pare che Domenico Gallo non lasci niente di inesplorato della vita di Mia Martini: ci parla delle sue disavventure, delle incomprensioni e delle sue sofferenze per la squallida arma della calunnia usata per minarne la bravura, per isolarla e per stroncarle il successo; ma soprattutto mette in risalto la sua sincerità.
Ad avvalorare e a confermare il suo discorso, l’autore introduce interviste, affermazioni, dichiarazioni, interventi e citazioni di molti personaggi famosi nel mondo della canzone, dello spettacolo, e non solo, con i quali Mimì ebbe contatti: Fabrizio De Andrè e il figlio Cristiano, Dori Ghezzi, Riccardo Baglioni, Lucio Dalla, Giancarlo Bigazzi, Bruno Lauzi, Renato Zero, Marco Masini, Sergio Endrigo, Adriano Celentano, Danilo Gotti, Enzo Gragnaniello e tanti altri, ma soprattutto Ivano Fossati, che afferma, fra l’altro, che la cantante di Bagnara “ha lottato per rendere internazionale la musica italiana”.
Domenico Gallo dedica un capitolo all’amore nella vita della “bagnarota”, ai dieci anni della sua storia con Ivano Fossati che è stato l’unico uomo che ha amato nella sua vita.
Il libro è anche corredato di varie e significative immagini in bianco e nero di Mia Martini, appartenenti a vari momenti della sua vita e della sua carriera artistica e soprattutto a quelli spensierati passati nella sua Bagnara.
L’autore utilizza spesso il grassetto o la sottolineatura per evidenziare la sua emozione nel raccontare e per darci la misura alta della sensibilità di Mimì, dell’amore per il prossimo di questa grande artista, della massima fiducia che riponeva negli altri.
Il libro di Domenico Gallo si chiude con il lungo elenco della discografia italiana, dal 1963 al 2007, delle canzoni incise dalla nostra cantante che tanto amiamo e che mai finiremo di amare anche grazie a questo libro.
Alla fine di questa recensione e in margine a quanto detto sulla maldicenza, che Mimì dovette subire da parte di persone sciocche e senza scrupoli, voglio fare una considerazione su quanto grande può essere la sofferenza che si può arrecare ad una persona attraverso una strumentale e infamante maldicenza, veicolata dal treno del pregiudizio.
Il più grande impegno degli uomini non superficiali e non corrotti è quello di esplorare il mondo. È un’operazione vitale l’esplorazione dell’elemento visibile o fisico e quello invisibile o mentale, che poi sono misteriosamente collegati tra loro con un terzo elemento che è quello delle forme perfette.
L’esplorazione viene attuata inconsciamente attraverso le emozioni e consciamente attraverso le forme simboliche del linguaggio (verbale-musicale-cromatico e/o matematico). Tutto ciò ha un significato ed è vitale se viene fatto in un clima di rapporti sinceri e di comprensione.
Se il viaggio operativo ed esplorativo è volutamente e ignobilmente ignorato e/o soffocato si innescherà una sofferenza che può portare all’autodistruzione il soggetto esplorante: mi ignori > mi distruggo; mi ridicolizzi, sparli di me > mi distruggo. C’è chi non è invasato da vampate di distruttività nei confronti dell’altro e può non reggere a tutto questo e quindi si autodistrugge. È quello che probabilmente è successo a Mimì.
Maledetta malvagità umana che ci togliesti troppo presto chi con la sua voce sapeva spiegare e fare amare la terra di Calabria! Quanto male seminano nel mondo le emozioni cattive, l’egoismo, la gelosia e l’invidia, che certamente appartengono a chi è privo di spiritualità.
Chi potrà mai dimenticare Mimì e le sue interpretazioni di Almeno tu nell’universo (Bruno Lauzi), La nevicata del ’56 (Franco Califano), Cu’ mme (Enzo Gragnaniello), Gli uomini non cambiano (Dati, Bigazzi, Falagiani), Donna (Enzo Gragnaniello), E non finisce mica il cielo (Ivano Fossati), e di decine e decine di tanti altri successi!
Domenico Gallo, informatissimo, ci commenta ogni canzone di Mimì e ce ne svela i retroscena.
Rinaldo Longo