Dal 22 ottobre 2008 al 15 febbraio 2009 Palazzo Ducale e Genova dedicano a Lucio Fontana un’importante retrospettiva incentrata sul tema del colore e della luce, strumenti con cui l’artista ha da sempre espresso la propria poetica spaziale.
L’esposizione, a cura di Sergio Casoli ed Elena Geuna, è realizzata in collaborazione con la Fondazione Lucio Fontana.
In mostra circa 130 opere, alcune delle più significative della sua creazione artistica, scelte attraverso tre criteri: la luce, il colore, gli ambienti, ed allestite secondo differenti monocromie.
Il progetto si avvale di prestiti importanti, provenienti dalle più significative collezioni private e da rinomate raccolte di musei internazionali, tra cui la Fondazione Lucio Fontana, Milano, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma, il Musée d’Art Contemporain de Lyon, il Museo de Arte Thyssen-Bornemisza, Madrid, la Städtische Galerie im Lenbachhaus, München, la Fondation François Pinault, la Collezione La Gaia, Busca (Cuneo) e la Fabbrica Casa Museo Giuseppe Mazzotti, Albissola Mare (Savona).
E proprio dalla ricerca sullo spazio che Fontana sviluppa la scelta del monocromo nell’arte moderna, anticipando successive ricerche in Europa e in America.
La monocromia delle opere è uno dei criteri alla base del progetto che si esprime nella scelta espositiva di presentare un solo colore per sala. Vengono riunite, attraverso l’uniformità del colore, opere diverse, come “tagli”, “buchi”, “pietre”, “olii”, “Venezie”, “Fine di Dio”, “teatrini” ed “ellissi” in un percorso unitario e comparativo, che permette di evidenziare l’essenzialità del procedimento di Fontana e la sua origine concettuale.
Lungo le stanze dell’Appartamento del Doge, il piano nobile di Palazzo Ducale, le opere verranno presentate secondo la successione dei colori. La disposizione dei lavori nelle sale si concentra intorno ad alcune opere particolarmente significative e raramente esposte.
La parte dedicata al colore si completa con la sezione destinata agli “ambienti spaziali”, concentrandosi su un impiego “spaziale” della luce, elaborato da Fontana a partire dagli anni Cinquanta. L’utilizzo di tubi al neon o il sofisticato effetto della luce di Wood danno vita ad alcune delle prime installazioni della storia dell’arte, anticipando successive ricerche degli anni Sessanta. In mostra verranno anche presentati il famoso arabesco al neon, realizzato nel 1951 per la Triennale di Milano, ed il grande lampadario di neon bianchi e azzurri, per il cinema Duse di Pesaro del 1959-60.
L’influenza dell’estetica dell’infinito di Adolfo Wildt, suo professore all’Accademia, insieme alle capacità scultoree acquisite dal padre, indirizzano il percorso artistico di Fontana, già a partire dagli anni Trenta, anche verso la ceramica. Questa tecnica, applicata alla scultura, permette a Fontana di fondere lo studio sul colore con l’analisi della materia, l’effetto della luce con la presenza fisica nello spazio.
A sottolineare il forte legame dell’artista con il territorio ligure, in particolare con la città di Albissola, in cui Fontana ha soggiornato e lavorato per diverso tempo, verrà realizzato un acquario composto dalle sculture in ceramica colorata dell’artista, raffiguranti animali ed esseri marini.
La mostra presenta nella famosa cappella di Palazzo Ducale un’ampia selezione di “Nature” a testimonianza dell’origine concettuale di ogni creazione artistica dell’artista.
L’esposizione sarà accompagnata da un catalogo illustrato edito da Skira.