Della più recente covata di giovani talenti americani (Paul Thomas Anderson, Todd Solondz, Sofia Coppola, Spike Jonze, Todd Haynes, Alexander Payne…) Wes Anderson è quello che, perseguendo una sua linea di totale libertà e coerenza espressiva, ha saputo acquisire, prima di ogni altro, una piena e convincente dimensione autoriale, dando corpo, attraverso una cifra stilistica inconfondibile, a un universo tematico e narrativo personale, fondato su ossessioni ricorrenti.
Il suo cinema ci parla di famiglie disperse o dagli equilibri dissestati, che qualcuno si affanna in tutti i modi di riassestare, e di personaggi bizzarri e squinternati, afflitti da strane insicurezze, nevrosi, manie: personaggi che il regista osserva con divertita, sorridente indulgenza, imbastendo intorno ad essi narrazioni fervorose, dispersive e sussultanti, calate entro scenografie fastose, traboccanti di suppellettili, luci, colori, suoni, profumi, sapori.
Dopo il mezzo passo falso di Le avventure acquatiche di Steve Zissou (2004) – una pellicola compromessa da una sceneggiatura scombinata e irrisolta –, con Il treno per il Darjeeling Anderson firma forse il suo film più ambizioso e maturo.
In esso si ritrovano molte delle ossessioni e delle soluzioni delle sue prove precedenti. Anche qui abbiamo degli eroi problematici e lunari, impegnati in un percorso di deriva e di maturazione; e dei rapporti familiari conflittuali e incrinati, che dovranno essere ricuciti; e il peso di un passato doloroso, che condiziona in modo negativo la vita dei personaggi. I quali personaggi sono chiamati ad affrontare un lutto (la morte del padre), che chiede di essere elaborato, e un viaggio in treno in India, dove la non appartenenza ai luoghi concede ai protagonisti del film l’esperienza della scoperta di sé e dell’apertura verso il diverso, e diventa, per Anderson, occasione per liberare il proprio inesausto talento visivo, immergendolo nel pittoresco più sfrenato e sensuale.
Il racconto, che ha un prologo eccentrico (il cortometraggio Hotel Chevalier, girato a Parigi), conosce continui scarti, improvvise rotture e deviazioni, procedendo ora in una direzione, ora in un’altra, in modo in apparenza capriccioso e casuale, in realtà obbedendo a una strategia narrativa implacabile ed esatta.
Anderson accompagna i suoi personaggi offrendo loro incontri e situazioni stravaganti, dialoghi venati da un umorismo stralunato e surreale. Trascorre volentieri dal registro della commedia a quello della tragedia (che però non è nelle sue corde: l’episodio della morte del bambino indiano è il meno convincente del film). Si diverte e ci diverte.
Nicola Rossello
Scheda film
Titolo: Il treno per il Darjeeling
Regia: Wes Anderson
Cast: Owen Wilson, Adrien Brody, Jason Schwartzman, Anjelica Huston, Amara Karan, Camilla Rutherford, Irrfan Khan
Durata: 91 minuti
Genere: Commedia, drammatico
Distribuzione: 20th Century Fox
Data di uscita: 30 aprile 2008