Il Complesso del Vittoriano di Roma dal 6 marzo al 29 giugno 2009 ospita un’imponente rassegna dedicata a Giotto, artista-simbolo dell’intero Medioevo. La mostra risponde all’esigenza di ripercorrere con strumenti critici moderni e nella sua interezza il percorso figurativo giottesco, delineando nel contempo le caratteristiche del contesto culturale da cui esso prese le mosse e si sviluppò.
L’esposizione, infatti, presenta una ricostruzione analitica della situazione artistica italiana tra l’ultimo decennio del XIII secolo e la prima metà del XIV secolo, seguendo il tracciato degli spostamenti di Giotto nella Penisola ed analizzando le sue innovative soluzioni figurative.
La novità e l’originalità della mostra consistono essenzialmente nel fatto che per la prima volta si intende documentare con ampiezza inedita e con opere di altissima qualità lo snodo cruciale dell’arte trecentesca, includendo gran parte del territorio italiano e presentando una panoramica di tutte le declinazioni stilistiche e formali della lezione giottesca.
Il nucleo davvero originale della mostra è anche la dettagliata ricostruzione dei percorsi giotteschi e della svolta impressa dalle sue opere alle tradizioni e alle scuole pittoriche dei luoghi dove il maestro lasciò le proprie opere; opere, in qualche caso completamente scomparse, ma idealmente ricostruibili non solo attraverso le fonti scritte, ma, soprattutto, grazie agli echi che se ne riscontrano nella pittura dei maestri locali.
In oltre cinquant’anni di attività, infatti, Giotto fornì temi stilistici e, più in generale, argomenti di riflessione sulla funzione e la natura delle arti figurative, agli artisti suoi contemporanei e a quelli delle generazioni successive, tracciando nuovi percorsi i cui effetti saranno alla base, di lì a meno di un secolo, delle opere dei grandi maestri del Rinascimento. Temi come la rappresentazione tridimensionale dello spazio, il recupero del naturalismo dell’immagine e della figura umana, l’introduzione di una dimensione affettiva della pittura divennero, dopo Giotto, aspetti ineliminabili del dibattito artistico, come venne, con singolare rapidità, compreso anche dai maggiori letterati e poeti del Trecento, da Boccaccio a Petrarca.
In mostra oltre 150 opere. Maestosi polittici, preziosissime opere su tavola, importanti sculture, rari manoscritti e oreficerie di pregio danno conto di tutte le diverse ramificazioni dell’influsso del maestro fiorentino sull’arte italiana del suo tempo e in tale preziosa selezione spiccano 20 capolavori eseguiti da Giotto. Tra le opere presenti nella rassegna figurano quelle di grandi maestri come i pittori Cimabue, Simone Martini, Pietro Lorenzetti, gli scultori Arnolfo di Cambio, Tino di Camaino, Giovanni Pisano, Giovanni di Balduccio, gli orafi Guccio di Mannaia, Andrea Pucci Sardi, i miniatori Cristoforo Orimina e il Maestro del Codice di San Giorgio, uno dei più raffinati e colti interpreti della lezione giottesca.
La mostra è a cura del Prof. Alessandro Tomei, in collaborazione con Claudia Viggiani. Il progetto è sostenuto da un prestigioso comitato scientifico presieduto dal Prof. Arturo Carlo Ottaviano Quintavalle e composto dai maggiori esperti italiani e stranieri dell’età medievale e della pittura del Duecento e del Trecento.
La mostra, che nasce sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, è promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati, del Ministero degli Affari Esteri, nonché del Pontificio Consiglio della Cultura, della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa e della Conferenza Episcopale Italiana e avvalendosi del sostegno della Presidenza del Consiglio dei Ministri, di ENIT – Agenzia Nazionale del Turismo, del Comune di Roma, della Provincia di Roma e della Regione Lazio.
La rassegna è organizzata e realizzata da Comunicare Organizzando.
Accompagna la mostra un catalogo edito da Skira.