Nella parte iniziale del film François Ozon adotta un taglio solidamente realistico, alla Ken Loach: ambientazione proletaria (un quartiere periferico, popolato da personaggi infelici, che trascinano un’esistenza difficile); timbro fotografico e stile di ripresa secchi e taglienti; un’attrice comica (Alexandra Lamy) costretta a rinunciare a ogni affettazione attoriale.
Dopo quaranta minuti la pellicola opera una repentina e radicale sterzata verso il fantastico. Un fantastico che scansa tuttavia le tentazioni dell’orrorifico (le mutazioni del corpo alla Cronenberg) per privilegiare tonalità leggere e sorridenti, arrivando a inserire spunti di comicità scanzonata e beffarda.
Il dramma sociale diventa un apologo sottilmente ironico e si apre a molteplici ipotesi interpretative.
Noi lo leggeremo allora come una favola morale sulla diversità. Diversità che, nel film, viene celebrata come un dono prezioso, uno strumento di crescita e di maturazione. In Ricky la presenza “magica” del bambino alato finirà per arricchire le esistenze di Katie, Lisa e Paco, consentendo a ciascuno di essi di accettare la complessità della natura umana e, dunque, di superare pregiudizi, incomprensioni, paure. Katie, in particolare, da madre insicura, abulica, negligente, si trasformerà in madre impavida, tenera e generosa, capace di difendere la propria creatura dalla morbosa curiosità dei media, capace, a conclusione del racconto, di separarsi dal piccolo Ricky per consentirgli di vivere la sua vita.
Nicola Rossello
Scheda film
Titolo: Ricky
Regia: François Ozon
Cast: Sergi Lopez, Mélusine Mayance, Arthur Peyret, André Wilms, Jean-Claude Bolle-Reddat, Julien Haurant, Eric Forterre, Hakim Romatif, John Arnold, Maryline Even
Durata: 90 min
Genere: Commedia, fantastico
Distribuzione: Teodora Film
Data di uscita: 9 ottobre 2009
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