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Mostra / PLUS ULTRA. Oltre il Barocco

Scuola Novohispana, "Nuestra Señora de la Asunción", XVIII sec., olio su tela, cm. 175.5x128.7. Museo della Basilica di Guadalupe, Città del MessicoA Brescia, al Museo di Santa Giulia, dal 4 dicembre 2009 al 27 giugno 2010 è aperta al pubblico la mostra PLUS ULTRA. Oltre il Barocco.
L’esposizione, curata da Giorgio Antei, presenta, per la prima volta in Italia, 90 tra i maggiori capolavori del Barocco latinoamericano, analizzando i suoi sviluppi attraverso le tematiche dell’iconografia sacra e della pittura decorativa e di castas, per giungere all’arte neobarocca.

Il percorso espositivo, che prende avvio proprio dalla conclusione di quello di Inca. Origine e misteri delle civiltà dell’oro, laddove gli Inca rientrano nell’ombra, presenta le “stele” dell’artista colombiana Olga de Amaral, una dozzina di pannelli dorati formati da fili intrecciati, che accompagnano il visitatore in uno spazio decorato con immagini velate che alludono alla conquista dell’America e alla scomparsa del mondo precolombiano.

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Da qui si giunge alla sezione centrale di PLUS ULTRA dove si succedono una cinquantina di quadri di grandi dimensioni, splendidamente incorniciati, dei maestri del barocco latinoamericano: nomi noti e artisti anonimi che plasmano nei loro lavori immagini di grande forza pittorica e intenso contenuto spirituale. Fra i pittori novohispani (messicani), neogranadini (colombiani), cuzquegni (peruviani), ecc., figura anche un italiano, Angelino Medoro, al quale si affiancano personalità quali Correa, Villalpando, Torres, Rodriguez, Figueroa e altri, tutti esponenti di spicco del barocco criollo (creolo) e mestizo (meticcio).

Olga de Amaral, "Rios" (2002), cm. 160x92. Cotone, gesso, pittura acrilica e lamina d'oro. Collezione Olga de Amaral, BogotáLe opere, provenienti dal Messico, dal Guatemala, dalla Colombia, dalla Spagna, esemplificano l’originalità e il livello raggiunto dall’arte religiosa nell’America coloniale. I richiami al barocco europeo si fondono con gli influssi autoctoni con risultati non solo inattesi ma a volte impressionanti. La devozione fa un tutt’uno con la materia pittorica per cui dalle immagini trasuda una fede enfatica, ridondante e appassionata.
Quindi si possono ammirare sculture lignee e in avorio che mettono in risalto l’abilità, se non il virtuosismo, degli scultori latinoamericani dell’epoca coloniale. Gli avori provengono dalle Filippine, che fra il Seicento e il Settecento erano legate alla Nueva España (Messico) da vincoli amministrativi ed ecclesiastici. Alle pareti si trovano piccoli quadri incorniciati da sontuose cornici d’argento, pezzi rarissimi e preziosi con intarsi madreperlacei, la maggior parte dei quali concessi eccezionalmente in prestito dalla prestigiosa collezione di Rodrigo Rivero Lake (Città del Messico).

Il percorso prosegue lungo una seconda galleria, con una quarantina di opere provenienti dal Museo de América (Madrid) e dalla collezione Rodrigo Rivero Lake. Di questa raccolta vengono esposti diversi biombos (paraventi) settecenteschi di splendida fattura novohispana (messicana) raffiguranti Città del Messico, scene di guerra, episodi della Conquista. Tuttavia, ciò che sicuramente attrae maggiormente l’attenzione è il gruppo dei quadri di castas (incroci razziali). Oltre a costituire un genere pittorico originalissimo, queste opere permettono di penetrare nella realtà sociale e razziale del Messico “virreinal” (dei Vicerè), in un’epoca in cui prendeva forma l’identità culturale creola.

La mostra promossa dal Comune di Brescia e dalla Fondazione CAB, è prodotta e organizzata da Fondazione Brescia Musei e da Artematica, in collaborazione con la Regione Lombardia e con il patrocinio della Provincia di Brescia.

Accompagna l’esposizione un catalogo edito da Silvana editoriale.

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