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Milano, a Palazzo Reale la mostra “Arcimboldo. Artista milanese tra Leonardo e Caravaggio”

GIUSEPPE ARCIMBOLDO, Vertunno (Ritratto di Rodolfo II), 1590, olio su tavola; 68x56 cm, Castello di Skokloster, Svezia (inv. 11615) e Il bibliotecario, olio su tela; 97x71 cm, Castello di Skokloster, Svezia (inv. 11616)

Il contesto culturale in cui si muove Arcimboldo, il suo apprendistato e le sue prime opere in ambito milanese sono state finora considerate come un prologo di unʼattività artistica svoltasi principalmente fuori dallʼItalia. La tradizione artistica milanese e lombarda ebbe invece un ruolo fondamentale nella formulazione delle famosissime teste composte e delle “bizzarie” di Arcimboldo, come gli studiosi lombardi hanno ripetutamente sottolineato. Proprio con l’obiettivo di restituire Arcimboldo al suo contesto dʼorigine, per capire le ragioni della sua chiamata alla corte degli Asburgo, precisare le radici culturali delle sue teste composte e approfondire il ruolo giocato dallʼartista nello sviluppo dei generi della natura morta e delle “pitture ridicole”, apre a Milano, a Palazzo Reale, il 10 febbraio 2011, la mostra “Arcimboldo. Artista milanese tra Leonardo e Caravaggio”.

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Curata da Sylvia Ferino, Direttrice della Pinacoteca del Kunshistorisches Museum di Vienna – che presta il nucleo più corposo di opere –, in collaborazione con un prestigioso comitato scientifico, la mostra è divisa in nove sezioni. Le prime due sono dedicate allʼanalisi dei poli principali attorno ai quali ruota la cultura artistica milanese del Cinquecento: da un lato il genio leonardesco, dallʼaltro le grandi officine artistiche milanesi. Una scelta di disegni grotteschi di Leonardo, accompagnati da disegni e dipinti di seguaci come Girolamo Della Porta, Bernardino Luini, Giovanni Antonio De Predis, Cesare da Sesto, Francesco Melzi, Giovanni Paolo Lomazzo, Giovanni Ambrogio Figino, attestano lʼinfluenza di Leonardo nello studio della fisionomia caricata e della figura, della natura, dellʼatmosfera come della flora e fauna. Nella seconda sezione, dedicata alle arti suntuarie, lʼocchio viene catturato da stupendi cammei, vasi, scudi, preziose armi e armature, tessuti raffinati, codici miniati, medaglie, sculture, tutte opere di artisti e artigiani milanesi.

Nel vivo della mostra si entra con la sezione Arcimboldo a Milano, che presenta le opere giovanili di Arcimboldo e dei suoi maestri: il Ritratto di Biagio Arcimboldo di Bernardino Luini; le vetrate per il Duomo di Milano, realizzate su disegni di Arcimboldo e del padre Biagio; i disegni per il Gonfalone di SantʼAmbrogio attribuiti a Giuseppe Arcimboldo e a Bernardino Campi o Giuseppe Meda; lʼarazzo con il Transito della Vergine (1561-1562) di Giovanni Karcher su cartone di Arcimboldo.

La sezione successiva è dedicata allʼillustrazione naturalistica in Italia e in Lombardia. Il ruolo di Arcimboldo come illustratore di animali, uccelli e probabilmente anche di piante e fiori, viene correttamente collocato nellʼampio contesto delle scienze naturali: molti suoi disegni furono, infatti, utilizzati per i volumi pubblicati dal bolognese Ulisse Aldrovandi.
Nel cuore della mostra si entra con le più spettacolari Teste Composte di Arcimboldo (Stagioni ed Elementi), dipinte in più varianti a partire dal 1563, provenienti dal Kunsthistorisches Museum di Vienna, dalla Real Academia de San Fernando di Madrid e dal Museo del Louvre. Tre Stagioni delle Bayerische Staatgemäldesammlungen di Monaco saranno presentate accanto alle Stagioni di Vienna, Parigi e Madrid. Le intricate composizioni di fiori, frutti e animali celano un complesso significato allegorico, legato alle vicende e alle aspirazioni universalistiche della dinastia asburgica.

Segue la sezione sulla pittura ridicola, con disegni di figure grottesche di Francesco Melzi (copie da Leonardo), Giovan Paolo Lomazzo, Camillo Procaccini e due dipinti di Arcimboldo provenienti da Stoccolma: Il bibliotecario e Il giurista.
Arcimboldo è profondamente innovativo e lancia anche in questo caso un nuovo genere di pittura in consonanza con gli intellettuali dellʼAccademia della Val di Blenio.

Arcimboldo svolse, inoltre, unʼintensa attività di inventore, animatore e regista di feste e tornei, contribuendo allo sviluppo della pittura di corte con lʼinvenzione di prodigiosi attrezzi e strabilianti mascherate. Con questa settima sezione si entra nel mondo delle feste di corte con una raccolta di cinquanta bellissimi disegni di Arcimboldo, uno studio di Giulio Romano e la cosiddetta “armatura milanese” forgiata dal famosissimo artefice milanese Giovanni Battista Zarabaglia per lʼarciduca Ferdinando II del Tirolo.

ottava sezione si concentra sul ritorno di Arcimboldo a Milano e si apre con un Autoritratto del maestro del 1587. In questo disegno Arcimboldo si raffigura come “testa cartacea”, come se si volesse presentare in veste di letterato e poeta. E, infatti, questa sezione riunisce libri e raccolte di poesia composti dagli amici poeti e letterati intorno alle pitture inviate a Rodolfo, fra le quali il celeberrimo Vertunno (Ritratto di Rodolfo II).

Chiude la mostra la sezione sulle teste reversibili e la natura morta, con alcuni capolavori assoluti di Arcimboldo come Lʼortolano e Testa reversibile con canestro di frutta, da cui Caravaggio avrebbe preso ispirazione per la sua celebre natura morta La canestra di frutta. Chiude la mostra il dipinto Testa delle quattro stagioni dellʼanno.

A testimonianza di quanto ancora oggi le invenzioni di Arcimboldo rappresentino unʼinesauribile fonte di ispirazione per lʼarte contemporanea, nel periodo della mostra verrà esposta in piazzetta Reale unʼopera realizzata dallʼartista americano Philip Haas: una scultura in vetroresina di 5 metri di altezza ispirata allʼInverno di Arcimboldo.

La mostra rimarrà aperta al pubblico fino al 22 maggio 2011.

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