“Vanitas. Lotto, Caravaggio, Guercino nella Collezione Doria Pamphilj” è il titolo della mostra che dal 21 maggio al 25 settembre 2011 resterà aperta al pubblico a Palazzo Doria Pamphilj di Roma.
L’esposizione, ideata da Massimiliano Floridi e curata da Francesca Sinagra, racconta, per mano di grandissimi artisti, aspetti diversi di una unica certezza: quella della caducità delle cose terrene e offre l’occasione di ammirare un gran numero di capolavori della storia dell’arte italiana europea. Lorenzo Lotto, Jusepe de Ribera, Caravaggio, Guercino, Mattia Preti, Domenico Fetti, Andrea Sacchi sono solo alcuni dei nomi degli autori che straordinariamente vengono messi a confronto.
Quattro le sezioni tematiche che rappresentano la molteplicità di questioni legate alla Vanitas.
La prima sezione è dedicata alla pittura di genere e presenta una selezione di nature morte che, come noto, costituirono un espediente simbolico sovente adottato dai pittori per alludere alla caducità della vita. In collezione Doria Pamphilj sono innumerevoli i brani di pittura di questo tipo e le carte d’archivio confermano la particolare propensione del cardinale Benedetto e degli altri membri della dinastia per questi soggetti. Tavole imbandite, vassoi di frutta matura, cacciagione accatastata e minuziosamente descritta dal naturalismo della pittura sei e settecentesca sono soggetti che con efficacia svolgevano il compito di ricordare allo spettatore la precarietà dell’esistenza.
Passando alla seconda sezione si abbandonano i soggetti profani per affrontare le origini religiose del tema. Vengono infatti esposte numerose immagini di San Girolamo, il santo studioso che traducendo l’Ecclesiaste importa nel mondo latino il concetto di Vanitas. Rispettando la disposizione settecentesca delle collezioni Doria Pamphilj nel palazzo di famiglia a Roma, si presentano, come pendant a San Girolamo, le immagini barocche della Maddalena che con la sua rinuncia ai valori effimeri della vanità femminile incarna una diversa sfumatura del trionfo sulla caducità delle cose mondane. Spiccano capolavori come il San Girolamo di Ribera e la Maddalena di Caravaggio.
Segue una sezione, dedicata al ritratto, che è anche la più ricca e presenta una scelta di dipinti con elementi allegorici quali teschi, orologi, fiori e sarcofagi. La rassegna è arricchita anche da una serie di ritratti e busti di filosofi antichi che, testimoniando della presa che il tema della Vanitas aveva anche in relazione alle sue presunte radici filosofiche, rendono conto di un vero e proprio genere in voga nel Seicento.
Ad accompagnare l’esposizione, oltre alle arie delle composizioni händeliane e ai testi del cardinale Benedetto, sarà una selezione di orologi, reliquie, piccoli oggetti decorativi, stampe e libri che da secoli svolgono la funzione di memento mori nei palazzi e nelle cappelle di famiglia.
Ma proprio perché nulla dura in eterno, la vita quaggiù deve dare gioia, bandendo tristezze e afflizioni. “Vanitas” potrebbe, infatti, essere letta come l’invito a vivere appieno il presente, cogliendo il meglio che esso ci offre, come lo stesso Benedetto Pamphilj fece, dedicando la sua vita alle arti, alla musica, alla letteratura di intrattenimento. L’ultima sezione tematica è quindi dedicata proprio al cardinale e alla sua poetica dell’effimero.