Quello di Jacques Doillon è un cinema con un’identità precisa, che aspira a proporsi come un discorso organico e unitario, fondato su norme proprie, e all’interno del quale lo spettatore potrà agevolmente riconoscere elementi di continuità sia tematici che espressivi, messi in campo in forme ogni volta sorprendenti.
Anche in Le premier venu (il film, in Italia, è passato direttamente su RAI 3, nel mese di giugno) si possono ravvisare motivi narrativi e soluzioni linguistiche che il cineasta ha sperimentato già in altre occasioni. Innanzi tutto, l’attenzione alle dinamiche affettive dell’età giovanile, che qui vengono a definire un singolare triangolo amoroso. I modi della rappresentazione sono quelli, consueti, del marivaudage. Un marivaudage, a dire il vero, piuttosto stravagante, incerto sino alla fine tra il dramma e la commedia: almeno a tratti, la pellicola sembra volersi appropriare, perigliosamente, delle atmosfere cupe e minacciose del noir, prima di cambiare faccia ed evolvere verso tonalità più distese e rasserenanti, proprie della commedia romantica.
Colpisce l’irrequietezza dei personaggi: sospinti da una tormentosa inquietudine, Camille, Costa, Cyril si cercano, si inseguono, si trovano, litigano, si lasciano, si riappacificano, muovendosi in continuazione da un capo all’altro del luogo scenico entro cui si consuma la loro affannosa quete (il film conserva una sostanziale unità spazio-temporale: tutto il racconto si svolge, in quattro giorni, dalla stazione ferroviaria di Abbeville, in Piccardia, alla vicina spiaggia di le Crotoy).
Il cinema di Doillon ha sempre giocato le sue carte migliori sulle prestazioni degli interpreti. Tutti i film del Nostro possono essere letti come saggi sul lavoro di recitazione. La scelta stessa dei commedianti diviene allora un fattore decisivo, determinante per la buona riuscita della pellicola.
Le premier venu vive sulla conferma di alcuni nomi ormai sperimentati (Gérald Thomassin, Guillaume Saurrel), ma soprattutto sulla felice scoperta di Clémentine Beaugrand, un volto dall’intensissima espressività (stupefacenti i primi piani in cui la giovane attrice fissa, con grandi occhi sgranati, l’uomo di cui si è invaghita, giungendo a metterlo a disagio). Il personaggio da lei incarnato, Camille, è quello di un’eroina testarda, ostinata (come ogni eroina di Doillon), la cui irragionevole determinazione ad amare ed essere riamata dal “primo venuto”, consentirà infine a quest’ultimo – un ragazzaccio disorientato e confuso, vinto dal sentimento negativo di sé e squassato da oscure pulsioni distruttive – di sottrarsi al pantano in cui è precipitata la sua esistenza e di risorgere a vita nuova.
Il film vuole descrivere infatti una storia di redenzione. Gli stessi insistiti e tumultuosi faccia a faccia con cui i personaggi attivano le loro strategie seduttive approderanno pertanto a una pacificazione interiore che prevede – nelle forme di un happy end un po’ paradossale e forzoso – la ricomposizione della crisi nella prospettiva della costruzione di un nuovo rapporto affettivo (quello che sembra nascere tra l’eroina e il poliziotto), ovvero del ristabilimento inatteso di un legame matrimoniale dato ormai per perduto (quello tra Costa e la sua ex).
Nicola Rossello
Scheda film
Titolo: Le premier venu
Regia: Jacques Doillon
Cast: Clémentine Beaugrand, Gérald Thomassin, Guillaume Saurrel, Jany Garachana, François Damiens
Durata: 123 minuti
Genere: Sentimentale
Data di uscita: Francia, Belgio 2008