Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2010, “Se hai una montagna di neve tienila all’ombra” è, come dice il sottotitolo, un viaggio nella cultura italiana.
Dal Po di Olmi alle saline siciliane, dall’ironia professorale di Umberto Eco all’agricoltore che sa fondere tradizione e sapienza, dal convivio dei filosofi – Bodei, Ferraris, Donà, Marramao e Reale – alla diffidenza verso il libro dei ragazzotti siciliani, Elisabetta Sgarbi con Eugenio Lio e Edoardo Nesi ha attraversato l’italia per capire, come faceva Pasolini, cosa ne è della cultura nel sentimento degli italiani, nella loro vita concreta.
Il film è dedicato al poeta di Longiano Tito Balestra, autore della raccolta poetica ‘Se hai una montagna di neve tienila all’ombra”, e Luciano Emmer. Come Luciano Emmer, Elisabetta Sgarbi tenta di far parlare i volti come fossero opere d’arte, senza interferenze da protagonista.
La regista non si è accontentata di definizioni formali, è andata più a fondo, chiedendo per esempio alle persone che vivono, lavorano, leggono e non leggono, amano e non amano, cosa significa per loro la parola “cultura”? Ha scelto questa strada, tenendo d’occhio, in tralice, quella formale definizione, per tentare di sorprendere il passante, per scorgere in lui una titubanza, una riflessione, una certezza, un valore, un guizzo. In questo viaggio – che è stato un vero e proprio viaggio, un Grand tour – Elisabetta Sgarbi ha attraversato molte regioni d’Italia, cercando di far parlare i luoghi oltre che le persone. E in ogni luogo c’era una persona ad aspettarli, una guida autorevole.