Piacenza rende omaggio a Stefano Bruzzi, ad un secolo dalla sua scomparsa, con due mostre. La prima, curata da Andrea Baboni, è allestita presso la Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi ed è aperta al pubblico dal 22 ottobre 2011 al 19 febbraio 2012. L’esposizione si sofferma su un genere che l’artista coltivò con passione e che segnò uno dei vertici della sua pittura, “La poetica della neve“, i paesaggi innevati dalla luce tersa e cristallina.
La seconda mostra, curata da Andrea Baboni e Leonardo Bragalini, in programma dal 29 ottobre 2011 al 19 febbraio 2012 presso la Fondazione di Piacenza e Vigevano, presenta una cinquantina di opere, a documentare come l’artista piacentino sia stato – e non a caso lo ricorda il sottotitolo della mostra – “Un macchiaiolo tra Piacenza e Firenze“.
Tra le 50 opere esposte in Fondazione assumono particolare rilievo i dipinti eseguiti tra 1855 e 1880, periodo nel quale Bruzzi può considerarsi tra i principali interpreti della pittura italiana di paesaggio; opere che svelano significative affinità con quanto andavano eseguendo i contemporanei macchiaioli. Sono presentati alcuni capolavori, come la Mietitura a Le Perteghette, il monumentale Cadon le foglie e il Che c’è?, dipinto notissimo per esser stato divulgato da una incisione che conobbe notevole diffusione; non mancano preziosi inediti come la Veduta del litorale di Nettuno, Pescatorelli, Pascolo a Caselle.
Il paesaggio innevato è il soggetto monografico dell’esposizione alla Ricci Oddi. Dal 1865 ai primi anni Ottanta – arco temporale in cui è compresa la maggior parte delle opere esposte – pastorelli e pecore, contadini e spaccalegna nella fatica del lavoro quotidiano, interpretati nella luce cristallina del paesaggio innevato, assumono valori pittorici e stilistici di profonda suggestione.
L’esposizione comprende alcuni capolavori ritrovati: Prime giornate di bel tempo , esposto a Milano, presso la Società per le Belle Arti di Brera nel 1872; il mirabile Spaccalegna, datato 1873; Mulattieri dell’Appennino, in due suggestive versioni databili intorno al 1875; In cammino; Ritorno all’ovile e La mandria sperduta, presentato all’Esposizione Nazionale di Milano nel 1881.
In entrambi i casi alle opere più importanti sono affiancati i bozzetti di studio, dipinti dal vero, utilizzati dall’artista per le più vaste composizioni elaborate in studio.