Palazzo Mazzetti di Asti ospita, dal 17 marzo al 15 luglio 2012 (prorogata fino al 14 ottobre), un importante evento espositivo che intende analizzare il rapporto socio-culturale tra il Mediterraneo greco e orientale e il popolo etrusco, che entrò in stretto contatto con le comunità indigene della valle del Tanaro. Furono proprio gli Etruschi a rappresentare la prima cerniera culturale fra il Mediterraneo e l’Europa; attraverso i loro traffici diffusero, soprattutto verso l’Italia nord-occidentale, idee e costumi caratteristici del mondo greco-omerico e levantino.
L’esposizione, curata da Alessandro Mandolesi e Maurizio Sannibale, presenta 300 oggetti, in molti casi inediti, provenienti dai Musei Vaticani e dalle principali istituzioni museali e culturali italiane.
Il percorso espositivo, suddiviso in due parti, si apre con l’Elmo crestato villanoviano in bronzo, simbolo del primo contatto tra gli Etruschi e la comunità della valle del Tanaro, ritrovato proprio ad Asti alla fine dell’Ottocento.
Particolari ambientazioni, poi, richiamano le virtù dei principi e dell’aristocrazia etrusca: come la suggestiva ricostruzione, con oggetti reali, di un guerriero-oplita di età arcaica, il cui volto è celato dalla splendida visiera in bronzo proveniente dai Musei Vaticani.
Raffinate tempere ottocentesche, che riproducono fedelmente due delle più rappresentative tombe dipinte di Tarquinia – “delle Bighe” e “del Triclinio” -, consentono, inoltre, di rivivere le atmosfere dei giochi atletici e delle cerimonie svolte in omaggio dei nobili defunti.
La seconda parte del percorso espositivo si apre con l’analisi dei cerimoniali del banchetto, nelle sue diverse rappresentazioni, documentate da servizi di pregio, arredi ed eloquenti immagini di pittura e scultura.
Il tema viene illustrato con la ricomposizione originale della tomba “della Scrofa nera”, le cui pitture furono staccate dall’ipogeo a scopo conservativo.
Viene, inoltre, riunificato il pregevole sarcofago dei Vipinana da Tuscania, con l’immagine del defunto banchettante sul coperchio e la rappresentazione del mito dei Niobidi sulla cassa.
La sezione prosegue con una suggestiva rassegna di immagini di Etruschi, composta da teste votive provenienti da santuari, con una successione di tipi, dal bambino in fasce all’anziano, fino a due volti grotteschi di grande intensità emotiva.
La mostra si chiude con una rarità espositiva e un ritorno in terra piemontese. Viene, infatti, riproposto il lussuoso gabinetto “etrusco” del Castello di Racconigi, commissionato da re Carlo Alberto al genio artistico di Pelagio Palagi. Per la prima volta sono raccolti assieme disegni originali, arredi e decori dello studiolo neoclassico.
L’esposizione, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, con la collaborazione scientifica dei Musei Vaticani, con il sostegno della Regione Piemonte e il coordinamento organizzativo di Civita, è accompagnata da un catalogo pubblicato da Electa.