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Fernando León de Aranoa

Quest’anno la XXX mostra del Bergamo Film Meeting ha  dedicato una rassegna monografica al regista spagnolo Fernando León de Aranoa, classe 1968, giunto ormai al suo quinto lungometraggio. Il quaderno a riguardo pubblicato è a cura di Chiarta Boffelli, che firma l’introduzione e vi trascrive una corposa intervista al regista. La pubblicazione consta di 127 pagine: da pagina 69 in poi si trovano raccolte delle schede,  realizzate dallo stesso regista come post-fazioni o  introduzioni d’autore a tutto quanto da lui filmato, cortometraggi e documentari compresi, tra il  1994, Le sirene, e il 2011, Amador. Tra le prime 68 pagine, troviamo anche una dichiarazione di poetica, intitolata Contro l’ipermetropia, già pubblicata dal regista, in Spagna, nel 2010. I contributi critici veri e propri sono quindi solo cinque: tre italiani, di Nicola Rossello, Pietro Bianchi e Davide Marzocco, e due spagnoli, di Xavier Angulo Barturen e Luis Alegre, contenuti in poco meno di sessanta pagine.

Il libro quindi più che essere su  Aranoa è di Aranoa stesso,  quando si tenga conto  anche  che quasi ogni pagina è illustrata da un disegno – una tavola storyboard – o un fotogramma dello stesso regista.

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Aranoa conferma  in questa sede il suo amore per la parola scritta, che è, logicamente, un momento essenziale del processo creativo  per un regista che nasce quale sceneggiatore: “Il mio passaggio al cinema è stato attraverso la scrittura”, dichiara in modo lapidario ad apertura di intervista. Effettivamente, tutte le schede, le presentazioni dei filmati, sono molto “affabili”: si sente che  chi le scrive lo fa con piacere e gusto di farlo: sono belle. Aranoa  insiste sulla faticosa ricerca di definizione degli elementi propri del linguaggio cinematografico, a partire da un’idea o soggetto – che molto ha a che fare con la parola poetica o quantomeno con una scrittura drammmaturgica, in prima istanza  letteraria. Parlando della realizzazione de I lunedì al sole, il film col quale si è imposto al pubblico più vasto, racconta di come questo sia nato da un fatto di cronaca “sindacale” e dal confronto costante coi versi di Claudio Rodriguez – la cui  poesia costituisce il correlativo “emotivo” del film, cosicché  in esso confluisce, dando voce a Santa e a tutti gli altri suoi compagni.

Ma senti, lasciami dirti che,
con tutta questa vita deplorevole,
con tutto che, adesso che siamo sconfitti e non domati,
il dolore è la nuvola,
l’allegria lo spazio,
il dolore è l’ospite,
l’allegria la casa.

Il saggio di Nicola Rossello apre la prima sezione del libro e mette a confronto il cinema sociale spagnolo ed europeo degli ultimi anni con quello di Aranoa e sottolinea le peculiarità di quest’ultimo: il pudore della rappresentazione (“Il regista sempre restando a debita distanza  dai suoi personaggi, sa farsi testimone partecipe delle loro pene. Ma quello che emerge, soprattutto, è un atteggiamento di estremo pudore.  Obbedendo ad un preciso codice morale, Aranoa si impone  di ritirarsi di fronte allo spettacolo dell’orrore… ricusa la fascinazione ambigua della violenza…” p. 21) e la distanza ravvicinata della scena (“Il ricorso alla macchina a spalla, l’uso talora insistito dei piani ravvicinati e del controcampo ci dicono dell’esigenza del regista di restare sempre attaccato ai corpi dei suoi protagonisti per scrutarne da vicino gli sguardi, i silenzi i piccoli gesti… i segni di un vissuto emozionale… restituito con straordinaria impressione di autenticità” p. 18).

Barturen firma,  invece, poco più di una testimonianza, una perorazione: Aranoa non è un divo ma è amatissimo: ha un seguito giovane, attento, interessato e rispettoso. Leon  sta diventando  il nuovo punto di riferimento per il pubblico socialmente impegnato: una vigorosa stretta di mano, arrivederci, c’ero anch’io, consacrato!

Pietro Bianchi  parte da due film di successo, Lunedì al solePrincesas,  e mette a fuoco, dal punto di vista delle storie e dei personaggi,  gli elementi di continuità: lo sfruttamento si manifesta come processo di abbassamento del costo del lavoro ad opera del capitalismo  invisibile. La sua meccanica si  abbatte sulle vittime operaie ridefinendo non solo le relazioni di lavoro (“Si tratta di uno sfruttamento pervasivo che si incunea  nella microfisica delle relazioni  tra pari, nei rapporti famigliari, nelle guerre tra poveri…”  p.29).
Queste storie di formazione raccontano una particolare  presa di coscienza sociale che non si  trasforma in coscienza di classe perchè la dimensione politica si esperisce piuttosto come “un fattore di destrutturazione” . Per il regista come per i suoi personaggi la politica si troverebbe in uno spazio sociale nuovamente definito,   in cui i subalterni sfuggono dalla rappresentazione della subalternità e ritrovano la loro “singolarità universale” “unità inscindibile di politica ed estetica, capace di far affiorare la dimensione della subalternità e dello sfruttamento  dall’interno della singolarità di una storia” ( p. 33).

Davide Marzocco sottolinea la dimensione corale del cinema di Aranoa “l’importanza di appartenere a un collettivo”.  Nella lavorazione, come nella storia rappresentata, i personaggi e gli attori portano  su se stessi una sintesi partecipe dell’esperienza di un gruppo sociale altrimenti negato: adolescenti fuori mercato, disoccupati, prostitute, immigrate badanti segregate da contratti schiavistici, oppure bambini renitenti alla leva forzata di una guerra tribale o indigeni della selva messicana: tutti  naufraghi dei propri sogni.

Infine c’è una dettagliata cronologia della vita e delle opere del regista, che ripercorre anno dopo anno le tappe significative di un cammino che sembra destinato a continuare ancora per molto tempo. La propone  Luis Alegre, che di Aranoa si dichiara amico e ammiratore. Alle notizie, dedotte da documenti e interviste, sono intrecciate brevi note sugli incontri tra il critico e il regista, che indicano su quali onde emotive può correre la ricezione del cinema di  questo regista.  Ridere: perché il dialogo nei film è sempre curato, rapido, brillante, scritto con l’attenzione alla lingua e alla battuta propria  di uno sceneggiatore televisivo di programmi di varietà. Confidare: per Luis Alegre, tra le virtù di Fernando Aranoa e degli eroi dei sui film, spiccano, fra tutte, l’umiltà e l’amore per la ricerca di verità,  amicizia e sincerità, che passano non solo per la vita e per  il cinema, ma anche per la letteratura e la poesia.

Si può discutere se il gesto di distogliere sistematicamente la macchina da presa dall’orrore, dalla violenza e da ciò che è vile non rovesci il pudore del regista in pudicizia. Ci si può domandare se tanti primi piani e contropiani non siano più televisivi che cinematografici, se il linguaggio delle immagini, tanto onesto e piano, non sia  più normalizzatore che comunicativo, se questi  subalterni, tanto riflessivi ed emotivi, non siano  piuttosto un riflesso fantasmagorico, la falsa coscienza di una borghesia che perde terreno e vive cinica, anaffettiva, sedotta da un pensiero sempre più assertivo, a senso unico, discriminatorio.
Il pubblico ideale di questi film, civile e responsabile, forse potrebbe trovarsi, qui in Italia, nei cineforum organizzati all’aperto, dai circoli ARCI o ACLI, oppure tra quel pubblico studentesco riunito   in  assemblea, che fosse ancora desideroso di sfuggire, con l’impegno, al torneo di volley o alla rituale elezione della miss. Il pubblico di Aranoa potrebbe essere quello in formazione, mobilitato su temi generali e materiali: quello dei comitati per l’acqua pubblica o per la moschea in  quartiere, o dei raduni contro tutte le mafie.
Con Aranoa, comunque, autore di cinema che confida nelle opere in versi come un marinaio nella bussola, Cesar Vallejo, Claudio Rodriguez e Roque Dalton garantiscono per tutti i paganti biglietto, ora, un barco sicuro e rassicurante, nel mediterraneo meschino del nostro tempo.

E  quindi, che dire: i film vanno visti, la pubblicazione è di pregio, i soldi per leggere e guardare, comunque, sono ben spesi.

Dario De Bello

Scheda libro
Autore: a cura di
Titolo: Fernando León de Aranoa
A cura di: Chiara Boffelli
Editore: Federazione Italiana Cineforum
Prezzo: € 15,00
Pagine: 127
Anno: 2012

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