Il progetto – della rivista “Elle”, più ancora che di Elles, il film – era ambizioso (lo ha affrontato di recente anche Emmanuelle Bercot in Student services): radiografare il fenomeno della nuova prostituzione oggi, al tempo della civiltà dei consumi: la prostituzione come viene esercitata dalle studentesse parigine di condizione sociale disagiata, le quali decidono volontariamente di fare la vita per potersi pagare gli studi e ottenere beni materiali altrimenti inaccessibili.
Alicja e Charlotte sono convinte di potersi vendere senza degradarsi né alienarsi, conservando anzi una sorta di integrità morale. Avendo individuato nel sesso a pagamento un’attività altamente redditizia, esse hanno scelto di offrirsi a incontri occasionali con clienti facoltosi per sottrarsi al milieu proletario da cui provengono, verso cui nutrono soltanto disprezzo, e garantirsi una piena indipendenza economica. La prostituzione, dunque, come occasione di riscatto sociale, la stessa che consentirà alle due ragazze di realizzare le loro prestazioni senza alcun disagio o vergogna o senso di colpa, traendone anzi un certo piacere fisico (“E’ come con il mio compagno”, arriveranno a confessare). Attraverso le confidenze di queste adolescenti, Anne (e con lei lo spettatore) è posta di fronte a una rivelazione inaspettata e lacerante, che non può non suscitare sconcerto in chi – giornalista di ben mediocre levatura – non sembra possedere i mezzi per comprendere e accettare una realtà “abnorme” che, nulla concedendo all’iconografia pietistica e largamente codificata della prostituzione, è destinata a sconvolgere convinzioni e valori consacrati e rassicuranti. L’inchiesta farà allora emergere il segreto malcontento che grava sulla vita di Anne (il suo rapporto conflittuale con gli oggetti è esso stesso una spia del disagio esistenziale del personaggio). Costretta a ripensare al proprio desolato presente, la donna sarà indotta a confrontare la miseria della sua vita sessuale (il marito che si eccita guardando film porno sul computer; lei stessa ridotta a masturbarsi sul pavimento del bagno) con l’esuberanza di quelle ragazze; la propria alienazione coniugale con la sicurezza spavalda con cui Charlotte e Alicja gestiscono le loro prestazioni operando una sorta di sovversione parodica delle gerarchie (“Con i clienti detto io le regole”, dice Charlotte); l’ipocrisia in cui soffoca l’ordinato conformismo borghese con la spontaneità priva di infingimenti e ritegni moralistici con cui le giovani prostitute vivono lo loro scelte.
A sua volta il film s’incarica di stabilire connessioni e incroci tra i due piani del racconto: quello costruito sulle confidenze che Anne riceve dalle ragazze (e sui flashback che le illustrano) e quello che descrive le occupazioni casalinghe della giornalista impegnata nella preparazione di una cena di lavoro. Lo spettatore giungerà a scoprire come anche all’interno dello spazio famigliare di Anne si riproducano comportamenti analoghi a quelli vissuti dalle giovani prostitute (la stolida acquiescenza ai dettami del consumismo, ad esempio), a riprova di come il rapporto tra i due mondi non sia antinomico.
Il film tuttavia fatica a trovare un equilibrio drammaturgico tra le due linee narrative. Concessioni all’irreversibile sensibilità femminista si traducono in un didatticismo a morale univoca (i personaggi maschili sono tutti raffigurati sotto una luce negativa). La denuncia del pregiudizio che tende a equiparare prostituzione e schiavitù gioca sull’ipotesi dell’alienazione femminile come realtà totalizzante, che coinvolge parimenti signore benestanti e ragazze di strada: un’ipotesi semplicistica che rischia di far passare la scelta del marciapiede come un atto vitalistico e liberatorio di rifiuto della condizione di sudditanza al maschio.
Malgoska Szumowska – qui al suo quarto lungometraggio – contamina gli stilemi documentaristici del cinema in presa diretta con squarci di calligrafismo patinato, indugiando più del dovuto su scene di sesso che vorrebbero essere provocanti e disturbanti, ma dove s’impone un voyeurismo lezioso. La regista consegue risultati migliori con il lavoro sugli attori: se la Binoche rischia talora di scivolare nel caricaturale (l’imbarazzo di quegli occhioni troppo sbarrati è suo o del personaggio?), Anais Demoustier si rivela qui interprete di eccezionale bravura, capace di tratteggiare con pungente intelligenza la febbricitante irrequietudine di Charlotte, accedendo a una gamma di pulsioni e sentimenti diversi e cangianti: ingenuità, fierezza, determinazione, angustiato desiderio di vita.
Nicola Rossello
Scheda film
Titolo: Elles
Regia: Malgoska Szumowska
Cast: Juliette Binoche, Anaïs Demoustier, Joanna Kulig, Louis-Do de Lencquesaing, Krystyna Janda, Andrzej Chyra, Ali Marhyar, Jean- Marie Binoche, François Civil, Pablo Beugnet, Valérie Drville, Jean-Louis Coullo’ch
Durata: 96 minuti
Genere: Drammatico
Distribuzione: Officine Ubu
Data di uscita: 28 settembre 2012
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