Il nostro cervello, stimolato, genera corrente. Questa corrente genera movimento, cioè attiva nervi e muscoli responsabili del movimento. Vibrazione, oscillazione e movimento sono cose caratterizzanti la vita, in particolare quella umana, e sono strettamente collegate e tutte dipendenti dall’energia. Vibrazione, oscillazione e movimento sono responsabili del suono. Vibrazione, oscillazione e movimento, nel passato, hanno contribuito a spingere non solo il semplice osservatore ma anche lo studioso, ora verso un orientamento cardiocentrico, ora verso un orientamento cerebrocentrico nella ricerca sulla localizzazione delle funzioni mentali, sensitive e motorie. Un dato è certo: in italiano il verbo scordare riferito ad uno strumento musicale vale perdere l’accordatura, mentre riferito al cervello (o, se volete, alla mente) vale perdere la memoria.
Ma cosa lega etimologicamente i termini ‘corda’, ‘cuore’ e ‘cervello’? La risposta è nella radice indoeuropea *k o r [grado zero] che ha il senso di piegare, di volgere in giro, di cosa curva, avvolta, piegata o pieghettata, senza tralasciare i significati di spingere, incedere, avanzarsi che riscontriamo in ‘correre’, ‘corrente’, ‘scorrere’. Ritroviamo questa radice nelle forme *kord, *kerd e *k o rd e, arricchita del senso di ‘vibrare’, ‘saltellare’, ‘balzare’, nei termini latini cor(d) e chorda, e greci kểr e kardía e negli odierni italiani ‘corda’, ‘cuore’ e ‘cervello’. Ma mentre appare leggibile la derivazione dell’italiano ‘corda’ dal lat. chordam e dell’italiano ‘cuore’ (o, senza dittongazione, ‘core’) dal lat. cordem (dopo la caduta, o probabilmente dopo l’assimilazione con semplificazione della dentale sonora –d– nella liquida o vibrante apicale e alveolare –r– ), un po’ meno immediata appare non tanto la lettura della derivazione dell’italiano ‘cervello’ dal basso latino cervellum quanto l’etimologia di quest’ultimo partendo dalla base indoeuropea kerd- oppure ker-. I passaggi, che vedono l’entrata in composizione del suffisso -berum, poi anche –brum (che rappresenta il tema di fer-o [ = *ber-o], cioè ‘portare’) e successivamente del suffisso -ulum ( it. -ello con valore diminutivo), dovrebbero essere i seguenti:
a) *kerd+berum [ ‘che porta avvolgimento, movimento, vibrazione’ ] > *kerdberum >*kerbèrum >*kerbèrulum > *cervèrulum> cervèllum > ‘cervello’
b) *ker+berum > *kerbèrum > *kerbèrulum > *cervèrulum > cervèllum > ‘cervello’
Se il riferimento è al latino classico, per cerebrum e per il suo diminutivo cerebèllum abbiamo invece
*ker+berum > *kèr(e)brum > cèrebrum
*ker+berum > *ker(e)bèrum > *cerebèrum > *cereberulum > cerebèllum
Non escluderei in questo discorso un riferimento al temine ‘viscere’ s. m. (pl. ‘i visceri’ m. oppure ‘le viscere’ f., lat. viscus, visceris), e non dimenticherei che dall’esame delle viscere delle vittime i sacerdoti degli antichi Romani, gli arùspici, traevano gli auspìci, cioè indizi sul futuro e l’interpretazione di prodigi di ogni genere. In anatomia questo termine indica ciascuno degli organi interni, più o meno complicati racchiusi nella cavità toracica e addominale dell’uomo e di vari animali. Ottorino Pianigiani nel suo Dizionario Etimologico definisce questo termine come “ogni organo più o meno complicato situato in una delle tre cavità splancniche”, la testa, il torace, l’addome, specialmente nell’ultima. Il significato figurato di ‘viscere’ (pl.) è, però, la parte più interna, più riposta dell’uomo, intesa come sensibilità affettiva, l’intimo del cuore (‘essere senza viscere’ equivale a ‘essere senza cuore’, ‘senza sentimenti’; ‘avvertire fin nelle viscere’ equivale a ‘sentire nel più profondo del proprio essere’), ma anche la parte più riposta della terra, del monte. Ebbene il coinvolgimento di ‘viscere’ nel nostro discorso è dovuto sempre alla radice indoeuropea *k o r. Infatti il lat. viscĕrem (accusativo di viscus (viscĕris) da cui esso deriva) tira la sua origine da *w o ik (‘vicino’, contiguo, e forse anche ‘simile’) + *k o r(d) (‘cuore’, ‘corda’, ‘cervello’) seguendo i probabili passaggi *wikkor (gen. *wikker(d)is) > *vickor (gen. *vickeris) > *viscur (gen. *visceris) > viscus (gen. viscĕris). Per la finale in -s di viscus si può chiamare in causa l’influenza dei termini latini vicus (‘quartiere’, ‘rione’) e viscosus (‘vischioso’, ‘viscido’). Un aggregato vischioso, infatti, sono le viscere.
Da queste considerazioni credo si possa concludere affermando non solo l’esistenza di un legame etimologico tra ‘corda’, ‘cuore’, ‘cervello’, ‘viscere’ e forse anche ‘coro’, ‘corno’ e ‘corpo’, e tra questi termini e ‘correre’, ‘corrente’, ‘scorrere’ e ‘vibrare’ , e forse anche ‘credere’, ma anche l’esistenza di valide motivazioni a sostegno del perché l’uomo, nell’arco della sua storia, abbia localizzato in zone diverse del suo corpo la sorgente del suo spirito vitale. In verità, olisticamente parlando, cioè partendo da un concetto di organismo umano integrato, o semplificando, partendo dall’idea di un insieme composto di un corpo e di un sistema nervoso, bisogna dire che tutto vibra ed è collegato, tutto scorre nel corpo umano, e non solo nel corpo umano.