Il film si nutre di figure che tendono all’archetipo (la dark lady, il poliziotto giustiziere…), di motivi (la vendetta, la violenza sadica, il legame edipico…) e scenari (la città corrotta, notturna, i luoghi del vizio, le palestre sportive…) ascrivibili alla tradizione del noir. Ma, ricusando di condurre il racconto lungo binari canonici, Nicolas Winding Refn procede piuttosto per astrazione. Il suo intento è quello di destrutturare l’intreccio attraverso un montaggio estremamente libero, che gioca sul vuoto, sull’incompiutezza, sulla frantumazione ellittica degli accadimenti (mentre lo spettatore è chiamato a non restare passivo, ma a ricucire e completare i buchi del plot, trovando i nessi e le spiegazioni che mancano).
L’uso sistematico del silenzio (i dialoghi sono qui scarnificati all’estremo, come in certe pellicole di Melville o di Walter Hill) è caratteristico di un cinema che, nella radicalità delle sue scelte, tende a stabilire col pubblico un rapporto assai diverso da quello consueto; un cinema la cui forza si manifesta allora nella pregnanza dell’immagine e del sonoro. Al ricorso insistito ai piani fissi, tesi a rimarcare gli stati d’inerzia dell’azione, la sospensione del tempo drammatico, entro cui s’instaura un vuoto gravido di minaccia, una tensione trattenuta, destinata a deflagrare in lampi di violenza tellurica, si accompagna un uso dei tempi dilatati, che mirano a conferire al racconto una dimensione ieratica, meditativa (un andamento inconsueto al genere, e in netta opposizione con la concitazione fumettistica del moderno film d’azione).
L’attenzione al contesto ambientale si concretizza nella scelta di décor barocchi: luoghi onirici, segnati da una sorta di oscuro maleficio, che ricordano inevitabilmente certe scenografie sinistre del cinema di Lynch. A rafforzare il senso di inquietudine che si respira nel film, contribuisce la colonna sonora (di Cliff Martinez), capace di conferire una tensione costante a una vicenda enigmatica imperniata sul tema dell’espiazione: il confronto tra il giovane eroe e il poliziotto dovrà essere letto come il confronto tra un uomo ancora fragile e incerto, vincolato da un rapporto morboso con una madre ctonia e velatamente incestuosa, e il custode implacabile della Legge, il quale, assumendo le vesti di un dio vendicativo e crudele, giungerà infine a punirlo per i suoi peccati.
Nicola Rossello
Scheda film
Titolo: Solo Dio perdona
Regia: Nicolas Winding Refn
Cast: Ryan Gosling, Kristin Scott Thomas, Tom Burke, Vithaya Pansringarm, Yayaying Rhatha Phongam, Byron Gibson, Gordon Brown, Sahajak Boonthanakit, Charlie Ruedpokanon, Oak Keerati
Durata: 1h 30′
Genere: Thriller
Distribuzione: 01 Distribution
Data di uscita: 30 maggio 2013
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