C’è un popolo che vive di stenti in una terra ostile. Una terra in cui nevica sempre, anche d’estate, le valanghe incombono dalle giogaie dei monti e le api sono bianche. E gli uomini hanno la carnagione pallida, il carattere chiuso, le parole congelate in bocca. Però è gente capace di riconoscenza, di solidarietà silenziosa, uomini e donne con un istinto operoso che li fa resistere senza lamentarsi, anzi, addirittura lavorare con creativa alacrità, con una fierezza gioiosa, talvolta, pronti a godere dei rari momenti di requie, della bellezza severa del paesaggio, della voce allegra del loro “campo liquido”, il torrente che, scorrendo sul fondo della valle, dà impulso a segherie e mulini. Il torrente è una delle voci di questi uomini freddi solo all’apparenza, ed è l’acqua – neve allo stato liquido, si potrebbe dire, – che, se da un lato mette in moto tutte le attività, dall’altro innesca il dramma che sta sospeso su quelle vite grame eppure, in qualche modo, felici. Corona ci ha abituato alle narrazioni corali, alle epopee umili di gente che avanza compatta con le proprie storie senza storia solo perché nessuno ha voluto abbassare l’orecchio al livello del suolo per ascoltarne la voce flebile eppure emozionante. Vite che, come scriveva Ungaretti dei morti: “Non fanno più rumore del crescere dell’erba, lieta dove non passa l’uomo”. All’armonia di una vita aspra ma equilibrata si contrappone il ritmo disumano delle “città fumanti”, dove ci sono tanti meno disagi ma nessuno di quei valori che nascono dalla comune sofferenza. Il lettore ritroverà, nella voce di questi uomini freddi, temi cari alla contestazione dello sviluppo a tutti i costi, ma senza l’asprezza della rivendicazione e della denuncia. Questo romanzo è soprattutto una fiaba. Sotto la sua trama è facile riconoscere una storia molto amara e molto nota, la tragedia del Vajont, il bruciore di una ferita reale e incurabile che solo spostandosi su un altro piano, quello dell’invenzione, dell’apologo, della creazione fantastica riesce a ricomporsi, a rendersi dicibile, a diventare superamento, speranza, catarsi.
Mauro Corona è nato a Erto (Pordenone). È autore di Il volo della martora, Le voci del bosco, Finché il cuculo canta, Gocce di resina, La montagna, Nel legno e nella pietra, Aspro e dolce, L’ombra del bastone, Vajont: quelli del dopo, I fantasmi di pietra, Cani, camosci, cuculi (e un corvo), Storia di Neve, Il canto delle manére, La fine del mondo storto (premio Bancarella 2011), La ballata della donna ertana, Come sasso nella corrente, Venti racconti allegri e uno triste, Guida poco che devi bere: manuale a uso dei giovani per imparare a bere, delle raccolte di fiabe Storie del bosco antico e Torneranno le quattro stagioni, tutti editi da Mondadori, e di La casa dei sette ponti (Feltrinelli 2012) e Confessioni ultime (Chiarelettere 2013).
Scheda libro
Autore: Mauro Corona
Titolo: La voce degli uomini freddi
Editore: Mondadori
Collana: Scrittori Italiani e Stranieri
Prezzo: € 18,00
Pagine: 240
Anno: 2013