A Villa Reale di Monza dal 24 gennaio al 4 maggio 2014 è in programma la mostra “Amore e Psiche. La favola dell’Anima”, curata da Elena Fontanella.
L’esposizione presenta reperti archeologici della Magna Grecia e dell’età imperiale romana, provenienti dal Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, dal Museo Archeologico Nazionale di Venezia, dalla Pinacoteca Civica di Teramo e da altri importanti Musei, Istituzioni pubbliche e private.
A essi vengono accostate opere d’arte classiche di maestri quali Tiepolo, Tintoretto, Palma il Vecchio, Auguste Rodin, Salvador Dalì, Lucio Fontana, Tamara de Lempicka e altri.
Le opere archeologiche e artistiche collocate negli spazi del Serrone della residenza neoclassica accompagnano il visitatore alla riscoperta dell’antichissimo mito di Amore e Psiche, ripreso da Apuleio nel II secolo d.C., che narra le vicende di Psiche, mortale dalla bellezza eguale a Venere, che diventa sposa di Amore senza mai poterne vedere il viso. Una notte, istigata dalle invidiose sorelle, riesce a scoprirne il volto ma viene immediatamente abbandonata dal dio. Psiche dovrà quindi affrontare una serie di prove, al termine delle quali otterrà l’immortalità e potrà ricongiungersi al suo sposo.
Il progetto acquista a Monza un ulteriore valore simbolico perché proprio nella Reggia di Monza si trova la Rotonda dell’Appiani. Costruita nel 1790 dal Piermarini, la Rotonda è l’unico elemento architettonico di forma circolare presente in questa struttura rigidamente lineare e squadrata.
Amore e Psiche. La favola dell’anima si basa sull’interpretazione del mito in chiave neoplatonica che venne data nell’Umanesimo, per la quale l’errore di Psiche consiste nel ritenere il divino come una realtà tangibile e verificabile con i sensi, mentre è solo il cuore che può percepirne pienamente la presenza.