Palazzo Madama di Torino ospita dall’8 marzo al 3 giugno 2014 il dipinto La Santa Caterina di Artemisia Gentileschi in prestito dalle collezioni della Galleria degli Uffizi. L’opera della grande artista dialoga con i dipinti di Orazio Gentileschi.
Artemisia Gentileschi è una delle artiste più note del panorama artistico italiano. Figlia di Orazio, pittore toscano di impronta caravaggesca, seguì le orme del padre, formandosi alla bottega romana della famiglia. Il suo stile si evolve nell’insegnamento di Caravaggio, sul quale però Artemisia innesta una più forte vena emotiva e teatrale.
La Santa Caterina fu dipinta verso la fine del soggiorno di Artemisia a Firenze, intorno al 1620. La santa indossa una ricca veste di velluto e una corona tempestata di gemme, a ricordare le sue nobili origini ed è raffigurata in un atteggiamento contemplativo. La mano sinistra è appoggiata sulla ruota dentata, uno degli strumenti con cui fu torturata. La destra regge la palma simbolo del martirio. È una figura di forte presenza fisica, che si staglia dal fondo scuro come affacciandosi sulla ribalta di un palcoscenico. Anche per questo si è pensato che Artemisia possa avere preso a modello una donna reale. La santa Caterina potrebbe essere un autoritratto, o anche il ritratto di Maria Maddalena d’Austria, moglie del duca Cosimo II de Medici, alla quale potrebbe alludere la sfarzosa corona gemmata.
Esposta al primo piano del museo, in Camera delle Guardie, la Santa Caterina dialoga con i due dipinti del padre, Orazio Gentileschi, e con la Santa Caterina già attribuita a Bassante e proveniente dalla collezione Einaudi, che con il dipinto di Artemisia condivide atmosfere e ispirazione caravaggesca.