Nell’ambito della quarta edizione del Festival Rendez-Vous dedicato al nuovo cinema francese, il MAXXI, Museo nazionale della arti del XXI secolo di Roma presenta una rassegna a cura di Bruno Di Marino dal titolo La posa e il movimento. Visioni tra cinema e fotografia in Francia e in Italia.
Sabato 12 e domenica 13 aprile a partire dalle ore 15.30 (MAXXI B.A.S.E. | ingresso libero fino a esaurimento posti) la rassegna propone al pubblico del museo una riflessione sulle molteplici relazioni tra la fotografia e l’immagine in movimento di film e video, attraverso l’opera di artisti francesi e italiani.
Una due giorni di film, cortometraggi, documentari, basati sull’utilizzazione della fotografia come elemento strutturale, che mostrano anche opere realizzate da celebri fotografi come Henri-Cartier Bresson, Raymond Depardon, William Klein, altre da autori che hanno sempre alternato la fotografia al cinema come Agnès Varda, Paolo Gioli, altre da nuovi artisti, come Luca Manes e Antonello Matarazzo che, grazie all’integrazione delle nuove tecniche digitali, scardinano le coordinate spazio-temporali, ridisegnando un rapporto inedito con lo spettatore.
Si parte sabato 12 aprile alle ore 15.30 con Ulysse di Agnès Varda e # Cindy, The Doll is Mine di Bertrand Bonello, a seguire una tavola rotonda dal titolo L’immagine fotografica tra cinema e video con la partecipazione di Alessio Rosati MAXXI B.A.S.E., Bruno Di Marino curatore della rassegna, il video maker Luca Manes, gli artisti Antonello Matarazzo e Eric Rondepierre, Marco Senaldi studioso di estetica e storico dell’arte e Debora Vrizzi artista e video maker.
Durante l’incontro vengono proiettati lavori di Eric Rondepierre, Antonello Matarazzo, Luca Manes e Debora Vrizzi, mentre a seguire Qui êtes-vous Polly Magoo? di William Klein.
Domenica 13 aprile a partire dalle ore 15.30 vengono proiettati lavori di Man Ray, Henri-Cartier Bresson, Richard Banks, Robert Cahen e Paolo Gioli. Conclude la rassegna alle ore 17.00 San Clemente di Raymond Depardon e Sophie Ristelhueber.
Si passa da opere audiovisive composte da fotografie a narrazioni incentrate sull’universo fotografico, da riflessioni semidocumentaristiche a esperimenti fotografici trasferiti in campo filmico. Nell’era del digitale il dialogo tra fotografia e cinema si arricchisce di ulteriori implicazioni, ed è soprattutto la tecnica a mutare la natura ibrida delle immagini, non più fotografie ma non ancora film, che modificano il rapporto percettivo con lo spettatore. Oggi, nell’epoca degli smartphone e dei palmari, le fotografie e le immagini in movimento possono essere realizzate ad altissima risoluzione con un unico dispositivo e i due medium, a lungo rimasti distinti nel nostro immaginario, si sono finalmente ricongiunti.