Il Battistero di Firenze ospita dal 3 maggio al 30 novembre 2014 tre grandi sculture in marmo di Donatello: il Profeta imberbe, il Profeta barbuto o pensieroso e il Profeta Geremia.
Scolpite tra il 1415 e il 1436, facevano parte delle sedici figure commissionate a più artisti dall’Opera di Santa Maria del Fiore per ornare il Campanile di Giotto.
L’esposizione, ideata da Sergio Risaliti, è organizzata dall’Opera di Santa Maria del Fiore e sarà inaugurata il 2 maggio, alle ore 18.00, nell’ambito del Festival delle Religioni.
Dei tre Profeti di Donatello, l’Imberbe sarà visibile per la prima volta dopo il restauro condotto dalla “Bottega di restauro dell’Opera”.
La figura del Profeta imberbe è ispirata al modello classico dell’oratore ma è caratterizzata da un forte realismo e da una profonda intensità espressiva. Secondo la tradizione si tratta del ritratto di Filippo Brunelleschi. La statua è alta 192,5 centimetri e fu realizzata da Donatello tra il 1416 e il 1418 per il lato est del Campanile di Giotto, quello rivolto verso la Cupola del Brunelleschi, che all’epoca doveva ancora essere costruita.
Il Profeta barbuto o pensieroso (cm 195 di altezza) è la seconda delle statue realizzate da Donatello per il Campanile di Giotto. Si nota nel Barbuto una maestosità già esplorata dall’artista nel San Giovanni Evangelista, scolpito per la facciata del Duomo di Firenze tra il 1408 e il 1415.
Proveniente dalle nicchie del terzo ordine del Campanile, Il Profeta Geremia (194 cm di altezza) fu eseguito da Donatello tra il 1427 e il 1435. Si tratta di un’altra opera di grande penetrazione psicologica. Donatello si è ispirato alla ritrattistica romana imprimendo al volto del profeta un verismo sconcertante. Non è un viso classico, idealizzato, ma quello di un uomo in carne ed ossa, con la barba incolta, la fronte e il labbro inferiore sporgenti, gli occhi stanchi ma vigili. I panneggi tormentati, con profonde tasche di ombra, create dalle pieghe spezzate, enfatizzano la drammaticità di questa figura.
“I Profeti di Donatello, parlano e pulsano di vita interiore. Queste statue vogliono essere – scrive Sergio Risaliti – figure di uomini veri, personificazioni di cittadini esemplari, nelle quali si sono solidificati valori spirituali e culturali di matrice sia cristiana sia pagana: filosofi, architetti e politici, che s’impegnarono a fare di Firenze la culla del rinascimento nelle arti, la perla del mondo cristiano. Si ergono in alto, ma vissero in terra. Nei tre Profeti – prosegue Risaliti – potremmo leggere, altresì, le diverse forme di mediazione profetica: quella che agisce raccogliendosi nella contemplazione, quella che usa l’intelligenza delle cose divine applicandola all’agire operoso, quella che persuade le folle trasferendo nella parola e nelle immagini il calore della fede. Un engagement intellettuale che all’ideale greco della contemplazione, all’isolamento monastico, affianca o contrappone quello di una volontà operante per il bene comune, come in Coluccio Salutati e San Bernardino da Siena, in Leonardo Bruni e Poggio Bracciolini”.
L’esposizione dei tre Profeti è resa possibile dalla temporanea chiusura del Museo dell’Opera del Duomo, dove le statue sono conservate, che riaprirà al pubblico nell’autunno 2015 completamente rinnovato e raddoppiato negli spazi espositivi.