Milano – La Pinacoteca di Brera presenta dal 9 aprile al 13 luglio 2014 la mostra “Giovanni Bellini. La nascita della pittura devozionale umanistica”, a cura di Sandrina Bandera, Matteo Ceriana, Keith Christiansen, Emanuela Daffra, Andrea De Marchi e Mariolina Olivari.
Giovanni Bellini sviluppa in senso moderno la tradizione iconografica bizantina, richiamata in mostra dalla piccola tavola con Cristo in pietà con la Vergine dolente del Museo Horne di Firenze (prima metà del XIV secolo).
Sono presentate la Pietà marmorea della chiesa di San Gaetano a Padova, attribuita all’ambito di Donatello, e quella di Andrea Mantegna dalla cimasa del polittico padovano di San Luca (Pinacoteca di Brera), la lunetta con la Pietà di uno dei trittici di Santa Maria della Carità a Venezia (Gallerie dell’Accademia), la Pietà dell’Accademia Carrara di Bergamo e la Pietà del Museo Correr di Venezia. Dalla National Gallery di Londra arrivano due altre versioni del soggetto di Marco Zoppo e Giorgio Schiavone.
Alcuni rarissimi e preziosi disegni, tra quelli attribuibili con certezza al Mantegna –Cristo in pietà tra Maria Maddalena, san Giovanni Battista e la Vergine dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia – e a Giovanni Bellini – le due Pietà dal British Museum di Londra e dal Musée des Beaux-Arts di Rennes – illustrano il lavorio concettuale e progettuale che sta dietro a queste immagini, e il ‘dialogo’ tra i due cognati tra sesto e settimo decennio del XV secolo.
La sezione centrale della mostra presenta la straordinaria Pietà di Brera. Sono esposte, anche, la Pietà del Museo Civico di Rimini e quella già alla sommità della Pala di Pesaro di Giovanni Bellini, ora conservata nei Musei Vaticani.
Chiude la rassegna 26 opere come la cruciale Madonna del magistrato da Mar di Giovanni Bellini (Venezia, Gallerie dell’Accademia), che fonde in un unico dipinto il tema della Madonna e quello della Pietà.
Al centro della Pietà braidense, proprio sotto la figura di Cristo, è la celebre iscrizione sul cartiglio della balaustra marmorea, che riprende un verso delle Elegie del poeta latino Properzio e con la quale il pittore si firma. In relazione al distico è proposto in mostra un manoscritto dei Carmina di Properzio, datato 1453, in prestito dalla Biblioteca Marciana di Venezia.