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Ritual. Una storia psicomagica

Ritual. Una storia psicomagica, una scena del film

Ritual fa leva sulla sperimentazione linguistica più incontrollata e inconsistente, muovendosi tra le secche di un immaginario pseudosurrealista e fintojodorowskiano (il regista de La montagna sacra compare in un cammeo) ormai fuori tempo massimo e dunque inevitabilmente kitsch. La confezione è quella di una soap opera patinata, pretenziosa e indisponente: sceneggiatura che fa acqua da tutte le parti, regia inesistente, ritmo inerte. Né aiutano gli attori, la cui rigidità interpretativa (di Ivan Franek in particolare, che pure è il più esperto del gruppo) affossa il tutto nel ridicolo involontario.

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Si narra di una giovane donna che fugge da un uomo feroce e possessivo e trova rifugio in un paesino del Veneto, il luogo della sua infanzia, dove vive ancora una zia che pratica la psicomagia per curare i patemi esistenziali.

L’intento è quello di mettere in scena l’eterno conflitto tra l’oscurantismo razionale (maschile) e l’apertura a un sapere esoterico altro (femminile), ricorrendo a una cascata di sequenze oniriche e flashback memoriali quanto mai indigesti.

Un film imbarazzante, sconfortante, perso nell’inconcludenza.

Nicola Rossello

Scheda film

Titolo: Ritual. Una storia psicomagica
Regia: Giulia Brazzale & Luca Immesi
Cast: Désirée Giorgetti, Ivan Franek, Anna Bonasso, Alejandro Jodorowsky, Cosimo Cinieri, Patrizia Laquidara, Roberta Sparta, Fabio Gemo, Nicola Arabi, Gaia Ziche
Durata:  95 minuti
Genere: Thriller
Distribuzione: Mariposa Cinematografica
Uscita: 8 maggio 2014

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