Uno stadio romano. Rumore, urla, metallo contro metallo, muscoli e strategia, bestie ed uomini, poi fiori, onore al vincitore, Ave Caesar. Passaggi mentali di scontri epici quando si attraversano le rovine di una grande arena dell’Impero. Lo Stadio di Domiziano è nel cuore di Roma, il visitatore al passaggio delle imponenti rovine, tra le pietre una sull’altra, trova le porte aperte: fuga dalla contemporaneità per scorgere il gladiatore, le fiere, ascoltare le grida della folla incitante. Non può scappare, forse non vuole neppure farlo, occorre battersi, tra queste pietre bisogna vincere.
Potere dell’immaginazione stimolata dalle rovine romane, forza di un luogo collegato direttamente con le regioni della mente che richiamano suggestioni. Lo Stadio di Domiziano ha questa qualità, funge da pietra del passaggio. Visitarlo e viverlo sono due facce dello stesso scudo.
Oggi è ancor più vero grazie ad una mostra che colloca in quegli spazi una collezione ricostruita dall’Arch. Silvano Mattesini (Associazione Archeos) unica nel suo genere, formata da oltre 300 esemplari tra corazze, elmi, spade, scudi, schinieri, cinture, cingula e maniche di protezione.
Ordinata in sei diverse sezioni, l’esposizione ripercorre la storia dell’armamento gladiatorio dal IV secolo a.C. fino all’inizio del II secolo d.C., illustrandone le diverse tipologie e tracciandone l’evoluzione.
Accanto alle armi e alle armature anche tutti gli accessori utilizzati nell’agone sportivo: dai guantoni alle lance, dalle loriche da auriga ai dischi da lancio, dagli strumenti musicali dell’epoca alle maschere tragiche.
Il gladiatore al centro come figura storica e di costume, paragonabile per ricchezza e fama alle celebrità odierne, solo con le mani più sporche e gli occhi infuocati. Con meticolosa precisione vengono presentate le varie classi di combattenti: dai Thraeces, riconoscibili dalla loro spada ricurva, agli Hoplomachi, provvisti di alti schinieri; dai Sagittarii, equipaggiati di archi e frecce, agli Equites con lancia e spade; dai Retiarii, muniti di rete e tridente, ai Venatores in lotta contro le fiere; dai Provocatores, armati alla maniera militare, ai Mirmillones, la classe più comune di gladiatori.
E per dare ai visitatori un’idea precisa di come si svolgevano gli scontri reali, in grandi vetrine vengono rappresentate le “coppie” di combattimento: Thraex contro Mirmillone, Mirmillone contro Hoplomachus, Provocator contro Provocator.
«Il ritorno dei gladiatori allo Stadio Domiziano ha un doppio significato – afferma Matteo Tamburella, Responsabile dello Stadio Domiziano – vuole ricordare che i gladiatori hanno combattuto non solo al Colosseo ma anche in questo stadio e che le regole gladatorie furono codificate stabilmente proprio dall’Imperatore Domiziano dopo trecento anni di gestione privata».
Una mostra che arricchisce un luogo già suggestivo, fornendo al visitatore un quadro sistematico di quello che voleva dire essere un gladiatore. Poi, pazienza se alla fine si ritorna in superficie, alla Roma contemporanea, ma per qualche ora siamo stati gladiatori, senza sporcarci le mani, senza rischiare la pelle e, perché no, allo stadio di Domiziano si può sempre tornare, quella porta resta aperta, lo è da tanti secoli ed i gladiatori sono ancora lì a battere le piste dello stadio.
Diego Pirozzolo