Intende rendere omaggio a Giovanni Segantini, uno dei maggiori artisti europei del secondo Ottocento, la mostra che dal 18 settembre 2014 al 18 gennaio 2015 resterà aperta al pubblico a Palazzo Reale di Milano.
In esposizione oltre 120 opere provenienti da importanti musei e collezioni private europee e statunitensi divise in otto sezioni, ciascuna delle quali dedicata a un aspetto dell’arte di Segantini e rappresentata da alcuni dei maggiori capolavori del grande artista.
Il percorso della mostra si apre con una sezione introduttiva di documenti, fotografie, lettere, libri, il busto di Segantini eseguito da Paolo Troubetzkoy e quello giovanile di Emilio Quadrelli, il ritratto di Segantini sul letto di morte, acquarello di Giovanni Giacometti, suo amico fraterno e padre del celebre scultore Alberto.
Segue una sezione preliminare con quasi tutti gli autoritratti di Segantini, che permettono di percepire l’evoluzione dall’immagine “realistica” che il pittore dà di se stesso nell’Autoritratto all’età di vent’anni (1879-1880), alla progressiva trasformazione simbolista in icona bizantina, nel carboncino su tela del 1895.
Alla città di Milano Segantini dedica pochi lavori, tutti presenti in mostra nella I sezione Gli esordi come Il coro di Sant’Antonio (1879) o gli scorci cittadini quali Il Naviglio sotto la neve (1879-1880), Ritratto di donna in Via San Marco (1880), Nevicata sul Naviglio (1880 circa), Il Naviglio a Ponte San Marco (1880).
La II sezione della mostra Il ritratto. Dallo specchio al simbolo, presenta una selezione di dipinti come il Ritratto della Signora Torelli (1885-1886), nel quale è raffigurata la moglie del fondatore del “Corriere della Sera”, Eugenio Torelli Viollier. E poi L’ebanista Mentasti (1880), il Ritratto di Carlo Rotta (1897), o Petalo di rosa (1890), dipinto sopra il precedente Tisi galoppante del 1883.
La III sezione Il vero ripensato: la natura morta presenta una serie di nature morte sia in pannelli decorativi, di cui sono esposti due bellissimi esempi con frutta e fiori, sia nella sua personalissima maniera di costruire il reale in quadri che paiono astratti come Funghi (1886), Pesci (1886), Anatra appesa (1886).
La IV sezione Natura e vita dei campi raccoglie i capolavori sulla vita agreste caratterizzati dalla presenza femminile, come La raccolta dei bozzoli (1882-1883), Dopo il temporale (1883-1884), L’ultima fatica del giorno (1884) sia nella versione a olio che in quella a pastello che nell’ultima del 1891 a carboncino, Vacca bagnata (1890), Ritorno all’ovile (1888), Allo sciogliersi delle nevi (1891), Riposo all’ombra (1892), La raccolta delle patate (1886), La raccolta delle zucche (1884 circa), sino al primo paesaggio monumentale Alla stanga (1886). All’interno di questa sezione troviamo una sottosezione Il disegno dal dipinto, a testimonianza del continuo rifacimento di Segantini dei propri lavori, che venivano modificati per arrivare a soluzioni diverse.
Segantini raffigura inoltre la religiosità degli umili, cui da voce in opere fondamentali presenti nella V sezione Natura e simbolo come Effetto di luna (1882), il celeberrimo Ave Maria a trasbordo (II versione 1886) presentato con i vari disegni precedenti e successivi alla tela, Ritorno dal bosco (1890). Anche in questa sezione sono presenti importanti disegni tratti da dipinti come La raccolta del fieno (1889-1890), All’arcolaio (1892), Ave Maria sui monti (1890).
Con il trasferimento in Svizzera nel 1886, Segantini approda al suo personale divisionismo, spezzando la materia in lunghi filamenti di colore. Protagoniste saranno le Alpi, prese sempre di scorcio.
La VI sezione Fonti letterarie e illustrazioni mostra l’evoluzione del modus operandi di Segantini attraverso importanti disegni ispirati a opere letterarie e religiose, la Bibbia e Così parlò Zarathustra di Nietzsche.
Nella VII sezione, dedicata al Trittico dell’Engadina, viene ricostruita attraverso disegni, studi preparatori e filmati la genesi di questa monumentale opera concepita tra il 1896 e il 1899 e considerata il testamento spirituale dell’artista.
Nella sezione conclusiva La maternità sono presenti altri capolavori come lo splendido olio Le due madri (1889) e le opere simboliste in cui l’uso dell’oro e argento in polvere si abbina a una tecnica mista di derivazione divisionista, come le due versioni de L’Angelo della Vita (1894), quella della GAM e quella di Budapest, riprese anche in due disegni, e L’amore alla fonte della Vita (1896).
I visitatori saranno accompagnati anche da un breve filmato che li aiuterà a comprendere nella sua totalità la riflessione segantiniana sul tema della maternità.
La mostra, curata da Annie-Paule Quinsac e da Diana Segantini pronipote dell’artista, partecipa a Milano Cuore d’Europa, ed è è co-prodotta dal Comune di Milano – Cultura, Palazzo Reale e Skira editore, in collaborazione con Fondazione Antonio Mazzotta.