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Anime nere, il film di Francesco Munzi

Anime nere, una scena del film

Tre soli film in dieci anni: quanto basta per fare di Francesco Munzi uno dei pochissimi autori autentici del cinema italiano, un regista – questo è vero – che non è stato ancora consacrato dalla fama festivaliera e che non gode del clamore delle gazzette, forse anche perché non ha mai esibito quel tanto di supponenza e di presunzione in cui, ahimé, scivolano talora gli altri nostri talenti, persino i migliori: Moretti, Martone, Capuano (per nulla dire di Sorrentino, sul cui talento è più che lecito nutrire seri dubbi…).

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Munzi – e questo è il suo primo grande merito – sa far vivere gli ambienti che descrive. Qui una Calabria ancora pastorale e terragna e però pur infetta da una modernità sconsiderata (il film è girato ad Africo, in Aspromonte) è restituita attraverso uno sguardo lucido, tagliente, “antropologico”, capace di scavare in profondità entro una cultura arcaica e criminale, imbastita sui legami familiari e di sangue. Certo, anche altri cineasti in Italia sanno esplorare con profitto i paesaggi marginali e periferici entro cui calano le loro storie: penso soprattutto all’ultimissima generazione di registi venuti su dal documentario: Diritti, Di Costanzo, la Marazzi… Ma, a differenza di questi ultimi, i film di Munzi posseggono un respiro narrativo decisamente solido, più largo e convincente. Le storie che egli racconta sanno avvalersi dei codici del genere (del noir, in particolare) per accedere a una dimensione romanzesca e spettacolare forte (non fumettistica), la stessa di cui oggi il nostro cinema sembra quasi aver smarrito la memoria (e che invece ha fatto la gloria della produzione italiana degli anni Cinquanta e Sessanta).

Anime nere si giova, come elemento di partenza, di un approccio documentaristico, sociologico, ma per acquisire assai presto un autentico afflato da tragedia antica. Qualcuno è arrivato a fare il nome di Shakespeare. E forse, più ancora di Luna rossa di Capuano, è proprio Anime nere il primo film italiano capace di coniugare insieme i conflitti familiari che animavano il teatro elisabettiano con quelli di cui si nutrono i rituali criminali delle comunità mafiose.

E poi c’è il tema del destino. Un meccanismo implacabile sembra qui governare le scelte dei personaggi, e ha le sembianze di un fato dispotico, implacabile. Tutto sembra venire da lontano, da un passato radicato nella notte dei tempi, che pesa come una condanna senza scampo: l’uccisione invendicata del padre che i tre fratelli vivono come una colpa e una vergogna. Vi è anche chi – Luciano, in particolare, e, in misura diversa, lo stesso Rocco – può arrivare anche a illudersi di essersi lasciato alle spalle il sistema tribale e criminale che ha segnato sin lì la propria esistenza. Ma è sufficiente un fatto di poco conto – lo sgarro che il figlio di Luciano consuma per stolidità giovanile su un rappresentante del clan rivale – perché tutto si rimetta in moto e ciascuno venga risucchiato dalla spirale della violenza. È come se su quegli scenari desolati gravasse una maledizione ineluttabile.

Il finale del film deve sicuramente qualcosa a Fratelli di Ferrara. Una volta tanto però l’imitazione non ci induce a rimpiangere il modello originale.

Nicola Rossello

Scheda film

Titolo: Anime nere
Regia: Francesco Munzi
Cast: Marco Leonardi, Peppino Mazzotta, Fabrizio Ferracane, Barbora Bobulova, Anna Ferruzzo, Giuseppe Fumo,Pasquale Romeo, Stefano Priolo, Vito Facciolla, Cosimo Spagnolo, Aurora Quattrocchi, Manuela Ventura, Domenico Centamore, Sebastiano Filocamo
Durata:  103 minuti
Genere: Drammatico
Distribuzione: Good Films
Uscita: 18 settembre 2014

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