La Fondazione Roma Sapienza lo scorso dicembre ha dato vita ad una iniziativa in favore dei numerosi senzatetto che vivono per le strade della Capitale. Sono state, infatti, organizzate una raccolta di coperte e indumenti invernali e una mostra che ha visto protagonisti il pittore Vincenzo Vento e il poeta Antonio Gregori. L’esposizione è stata visitata per noi da Diego Pirozzolo.
La barba lunga ed una mano ruvida accarezzano il pelo di un cane. Gli occhi sono spaesati e fieri. Il volto rugoso, segnato, peloso, posato su quello dell’animale, come se i due fossero un corpo unico, inscindibile.
Quadro emblematico che racconta un frammento di vita di un clochard rappresentato nell’atto di abbracciare il suo cane. Un gesto semplice ma denso di significati, capace di trasmettere a chi guarda lo stesso calore umano che i due realizzano nell’abbraccio.
Scriviamo di una delle 19 opere che, insieme ad una collezione di poesie, compongono la mostra sui barboni e gli emarginati. Dalla mano precisa e sensibile di Vincenzo Vento, autore che predilige la pittura ad olio, con numerose esposizioni all’attivo tra cui la vittoria della prima edizione del Premio Arte in Luce alla Sapienza, e dal verso lieve ed affilato, capace di toccare la sensibilità con la forza travolgente della parola, di Antonio Gregori nasce un progetto artistico dedicato ad una tematica forte come la povertà distesa per le strade, trattata senza alcun cenno di retorica, senza la presunzione di voler impressionare ad ogni costo.
Le opere di pittura sono state realizzate lavorando su materiali poveri, come pezzi di cartone, fogli sgualciti e macchiati di caffè. Materiali e colori saturi, densi, che accrescono la sensazione di sporco e polveroso tipici di una vita vissuta sulla strada. In certe immagini la matita segna la superficie con forza, quasi con rabbia. Il caffè sporca e riscalda, rende vecchio ciò che è nuovo col suo colore. Vincenzo Vento sceglie con maestria i materiali, ne fa un uso concettuale, in modo che da mezzo diventino elementi carichi di significato e partecipi del senso ultimo dei suoi quadri.
Lo spettatore è invitato a fermarsi, a guardare quegli uomini che prendono vita dai disegni mentre si insinua, come una musica che arriva da lontano, il verso di Antonio Gregori, che canta la povertà con toni a tratti epici ed eroici e a tratti leggeri e lievi, quasi a voler carezzare con le parole gli sfortunati protagonisti dei suoi versi.
La mostra, curata da Giuseppe Lopez della Fondazione Roma Sapienza, è un viaggio sulla strada tra pittura e poesia, paragonabile ad un blues, ad un grido melanconico che arriva al cuore degli spettatori spinto dalla forza del gesto pittorico e del verso. Gli autori hanno voluto dire la loro contro il “qualunquismo che rende ciechi verso gli altri e barrica dietro esistenze fini a se stesse”. Un piccolo seme piantato nel terreno a favore della “Gente tra la gente – recita una poesia di Gregori – tra scatole di cartone e braccia tese, lacrime incollate sulla faccia, per le strade, nei vicoli, accecati dalle offese”.