Riapre al pubblico martedì 17 marzo 2015 la Sala 38 della Galleria degli Uffizi, meglio conosciuta come la Sala dell’Ermafrodito, chiusa dallo scorso autunno per realizzare il nuovo allestimento. Tra le opere esposte, oltre all’Ermafrodito (copia romana di età imperiale di un originale ellenistico della metà del II secola a.C., qui sistemato sin dalla prima metà dell’Ottocento), anche un grande dipinto di Jacopo Ligozzi, Allegoria della Virtù. Si tratta di una tela monumentale entrata nelle raccolte granducali ai tempi di Francesco I de’ Medici. Il quadro fu poi alienato e, dopo vari passaggi, fu acquistato dal mercante d’arte francese Jean-Luc Baroni che, in ricordo del padre Giancarlo, nel 2014 ha deciso di farne dono alla Galleria.
A tal proposito Paola Grifoni, Segretario regionale del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo per la Toscana, ha dichiarato: «Sono particolarmente lieta della donazione della grande tela dipinta di Ligozzi che, oltre a arricchire le collezioni della Galleria degli Uffizi, ha spinto il museo, con il fondamentale sostegno degli Amici degli Uffizi che ringrazio, a realizzare il nuovo allestimento della Sala 38, intitolata alla nota scultura dell’Ermafrodito».
«Il dono che Jean-Luc Baroni fa agli Uffizi d’una lirica e monumentale tela di Jacopo Ligozzi – ha aggiunto Antonio Natali, Direttore della Galleria degli Uffizi – è di spicco assoluto giacché, al di là d’ogni altra qualità, la sua Allegoria è storicamente connessa al collezionismo mediceo; e al collezionismo d’un tempo che quasi collima con l’apertura della Tribuna buontalentiana; ch’è come dire con le origini della Galleria medesima e col luogo più emblematico della cultura di Francesco I. Questa è la ragione per cui s’è pensato di tingere di rosso la Sala dell’Ermafrodito e di riservare alla tela donata una collocazione di assoluto riguardo, contornata da dipinti di gusto affine».
Intorno alla gran tela di Ligozzi (cui è attribuita la contigua effigie di gentildonna riccamente abbigliata e acconciata) sono esposte opere pertinenti allo spirito di Francesco I, del quale è presente un ritratto, opera d’artista fiorentino, databile al 1570 circa. Gli fa pendant il Ritratto di Gabrielle d’Estrées con una delle sorelle: lirico esempio della sensibilità raffinata e insieme spregiudicata dell’École de Fontainebleau. La temperie cortigiana che sottende la tavola francese rivela poi sintonie con la piccola Allegoria della Fortuna, segnata da suggestioni nordiche, parimenti gradite al principe; che era cultore di temi intellettualmente sofisticati, come quelli proposti dall’altra piccola Allegoria della Felicità pubblica, dipinta sul 1568 dal Bronzino, giusto per Francesco.
A tutte queste opere, come già detto, si aggiunge la scultura dell’Ermafrodito che torna a essere fruibile anche da ipo e non vedenti, in quanto parte integrante del percorso tattile della Galleria degli Uffizi.
L’Allegoria di Ligozzi e le complesse vicissitudini del quadro sono state analizzate e argomentate all’interno del volume numero 30 della collana ‘Gli Uffizi. Studi e Ricerche’, edito dalla casa editrice fiorentina Centro Di.