Apre al pubblico sabato 9 maggio 2015 a Venezia, ai Giardini della Biennale e all’Arsenale, la 56. Esposizione Internazionale d’Arte dal titolo All the World’s Futures, diretta da Okwui Enwezor e organizzata dalla Biennale di Venezia.
La Mostra sarà affiancata da 89 partecipazioni nazionali negli storici Padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia. Sono 5 i Paesi presenti per la prima volta: Grenada, Mauritius, Mongolia, Repubblica del Mozambico, Repubblica delle Seychelles. Altri Paesi partecipano quest’anno dopo una lunga assenza: Ecuador (1966, poi con l’IILA), Filippine (1964), Guatemala (1954, poi con l’IILA).
La Santa Sede anche quest’anno parteciperà con una mostra allestita nelle Sale d’Armi, in quegli spazi che la Biennale ha restaurato per essere destinati a padiglioni durevoli.
A curare il Padiglione Italia in Arsenale, organizzato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali con la Direzione generale arte e architettura contemporanee e periferie urbane, è stato chiamato quest’anno Vincenzo Trione.
Gli Eventi Collaterali ufficiali saranno 44.
La mostra All the World’s Futures formerà un unico percorso espositivo che si articolerà dal Padiglione Centrale (Giardini) all’Arsenale, includendo 136 artisti dei quali 89 presenti per la prima volta, provenienti da 53 Paesi. Le nuove produzioni realizzate per questa edizione sono 159.
«La Biennale che compie 120 anni procede, e anno dopo anno continua a costruire anche la propria storia, che è fatta di molti ricordi, ma in particolare di un lungo susseguirsi di diversi punti di osservazione del fenomeno della creazione artistica nel contemporaneo». Così si è espresso il presidente della Biennale Paolo Baratta, introducendo l’edizione di quest’anno. «Oggi il mondo ci appare attraversato da gravi fratture e lacerazioni, da forti asimmetrie e da incertezze sulle prospettive – ha continuato Paolo Baratta -. Nonostante i colossali progressi nelle conoscenze e nelle tecnologie, viviamo una sorta di “age of anxiety”. E la Biennale torna a osservare il rapporto tra l’arte e lo sviluppo della realtà umana, sociale, politica, nell’incalzare delle forze e dei fenomeni esterni. Si vuole quindi indagare in che modo le tensioni del mondo esterno sollecitano le sensibilità, le energie vitali ed espressive degli artisti, i loro desideri, i moti dell’animo (il loro inner song). La Biennale ha chiamato Okwui Enwezor – spiega Baratta – anche per la sua particolare sensibilità a questi aspetti».
«Okwui non pretende di dare giudizi o esprimere una predizione – ha dichiarato il presidente della Biennale -, ma vuole convocare le arti e gli artisti da tutte le parti del mondo e da diverse discipline: un Parlamento delle Forme. Una mostra globale dove noi possiamo interrogare, o quanto meno ascoltare gli artisti provenienti da 53 Paesi, e molti da varie aree geografiche che ci ostiniamo a chiamare periferiche. Questo ci aiuterà anche ad aggiornarci sulla geografia e sui percorsi degli artisti di oggi, materia questa che sarà oggetto di un progetto speciale: quello relativo ai Curricula degli artisti operanti nel mondo. Un Parlamento dunque per una Biennale di varia e intensa vitalità».
La 56. Esposizione Internazionale d’Arte resterà aperta al pubblico fino al 22 novembre 2015. La vernice avrà luogo nei giorni 6, 7 e 8 maggio, la cerimonia di premiazione e di inaugurazione si svolgerà sabato 9 maggio 2015.