È dedicata a Vivian Maier la mostra che dal 10 Luglio al 18 ottobre 2015 resterà aperta al pubblico al MAN di Nuoro.
L’esposizione, curata da Anne Morin e realizzata in collaborazione con diChroma Photography, presenta 120 fotografie tra le più importanti dell’archivio di John Maloof catturate tra i primi anni Cinquanta e la fine dei Sessanta, una serie di dieci filmati in super 8 e una selezione di immagini a colori realizzate a partire dalla metà degli anni Sessanta.
Gli scatti degli anni Settanta raccontano il cambiamento di visione, dettato dal passaggio dalla Rolleiflex alla Leica, che obbligò Vivian Maier a trasferire la macchina dall’altezza del ventre a quella dell’occhio, offrendole nuove possibilità di visione e di racconto.
La mostra è, inoltre, arricchita da una serie di provini a contatto, mai esposti in precedenza, utili per comprendere i processi di visione e sviluppo della fotografa americana.
Vivian Maier ha scattato per lo più nel tempo libero. I suoi soggetti prediletti sono stati le strade e le persone, più raramente le architetture, gli oggetti e i paesaggi.
Fotografava ciò che improvvisamente le si presentava davanti, che fosse strano, insolito, degno di nota, o la più comune delle azioni quotidiane. Il suo mondo erano gli altri, gli sconosciuti, le persone anonime delle città, con cui entrava in contatto per brevi momenti, sempre mantenendo una certa distanza che le permetteva di fare dei soggetti ritratti i protagonisti inconsapevoli di piccole-grandi storie senza importanza.
Ogni tanto però, in alcune composizioni più ardite, Vivian Maier si rendeva visibile, superava la soglia della scena per divenire lei stessa parte del suo racconto. Il riflesso del volto su un vetro, la proiezione dell’ombra sul terreno, la sua silhouette compaiono nel perimetro di molte immagini, quasi sempre spezzate da ombre o riflessi, con l’insistenza un pò ossessiva di chi, insieme a un’idea del mondo, è in cerca soprattutto di se stesso.
A uno sguardo sensibile e benevolo per gli umili, gli emarginati, univa una vena sarcastica, evidente in molti scatti rubati, che colpiva un pò tutti, dai ricchi borghesi dei quartieri alti agli sbandati delle periferie.