La storia del ricamo rivive nel mezzo dell’estate a Palazzo Madama di Torino. Nella Sala Atelier dal 29 luglio al 16 novembre 2015 in mostra una preziosa scelta di ricami.
In esposizione oltre sessanta pezzi della propria collezione, con una scelta che spazia dai ricami sacri medievali agli abiti danzanti degli anni Venti, vibranti di perline e conterie in vetro.
Sono rappresentati i ricami in seta e oro, con un prezioso san Cosma in or nué, i ricami in lino bianco dei monasteri svizzero tedeschi e quelli in lana colorata per i tessuti da arredo, particolari della zona di Zurigo e Sciaffusa nel Cinque-Seicento. Fiori e rocailles decorano con leggerezza i tessuti e gli accessori di abbigliamento settecenteschi: pettorine e borsette femminili, o i corpetti a trapunto, ma anche le marsine, i gilet, i copricapo da uomo.
In esposizione anche un oggetto assai raro: un quaderno manoscritto di disegni per ricami ad inchiostro e tempera, dedicato alla “mirabile matrona Marina Barbo” nel 1538. Assolutamente preziosa è anche la collezione di agorai, in smalto, avorio, microintaglio ligneo, dal XVII al XIX secolo: oggetti d’uso raffinatissimi compagni di lavoro di donne agiate. Ad illustrare l’antico uso di ‘imparar l’arte’ del ricamo, è presente in mostra una bella raccolta di imparaticci, noti anche come ‘samplers’, i riquadri di tela lavorati nei secoli dalle ragazzine per esercitarsi e raccogliere modelli di punti per ricamo e rammendo. L’imparaticcio più antico è firmato da Maria Teofine, che aveva 13 anni quando lo terminò nel 1617, ma gli stessi segni – l’alfabeto, i numeri, la croce, la chiave, i piccoli animali, i simboli della passione – si ritrovano nei lavori delle ragazze di due, tre secoli dopo.
La Fondazione Gianfranco Ferré, inoltre, ha concesso in prestito un eccezionale abito disegnato dallo stilista nel 2002, impreziosito da straordinari ricami realizzati da Pino Grasso, una lunga tunica in georgette di seta ricoperta da un caleidoscopio di cristalli Swarovski e canottiglie.