“Thomas Jefferson e Palladio. Come costruire un mondo nuovo” è il titolo della mostra dedicata al grande palladianista americano, che dal 19 settembre 2015 al 28 marzo 2016 resterà aperta al pubblico al Palladio Museum di Vicenza.
L’esposizione, attraverso disegni, sculture, libri preziosi, modelli di architetture, video e multimedia, condurrà il visitatore nel mondo di Jefferson, terzo Presidente degli USA, tra le sue collezioni d’arte, i suoi progetti di architettura, i suoi sogni.
In mostra saranno esposte anche 36 fotografie di Filippo Romano, frutto di una campagna fotografica appositamente realizzata in Virginia nella primavera del 2014. Saranno presenti, inoltre, i tre preziosi bozzetti originali di Antonio Canova per la statua di George Washington commissionata dallo stesso Thomas Jefferson.
Prima ancora che una mostra di architettura è la mostra su un uomo, convinto che l’architettura potesse migliorare il mondo intorno a sé. Cominciò a studiarla dai libri, poi la visitò durante un lungo soggiorno in Europa, come ambasciatore degli Stati Uniti a Parigi. Costruì due ville per se stesso e molte altre per i propri amici. Con il progetto per il Campidoglio della città di Richmond stabilì le forme degli edifici del potere civile americano. Negli ultimi anni di vita, con la sede dell’Università della Virginia creò il prototipo del “campus” universitario: un’architettura aperta, con le aule in padiglioni isolati che si affacciano, insieme alle residenze degli studenti, su un prato verde, coronato dalla monumentale biblioteca in forma di Pantheon. Un’idea di comunità e insieme la visione che sia la cultura il terreno su cui costruire i nuovi Stati Uniti d’America.
Per Jefferson Palladio era “the Bible”. Chiamò la propria villa Monticello perché nei Quattro Libri aveva letto (in italiano) che la Rotonda sorgeva su “un monticello”. Palladio per Jefferson era colui che aveva saputo tradurre la grande architettura romana antica per gli usi del mondo moderno. E soprattutto Palladio aveva creato “la villa”, la residenza dei gentiluomini (veneti, inglesi o americani) che curavano i propri interessi in campagna, crescendo sani nella natura e coltivando il proprio spirito con la lettura dei classici.
La mostra, a cura di Guido Beltramini e Fulvio Lenzo, è dedicata alla memoria di Mario Valmarana, professore alla University of Virginia, che dedicò una vita a creare ponti fra il Veneto di Palladio e la Virginia di Jefferson. È realizzata grazie al sostegno di Regione del Veneto e di Fondazione Cariverona, ed è frutto della collaborazione con Fondazione Canova di Possagno e con Stiftung Bibliothek Werner Oechslin di Einsiedeln.