Dopo quasi 12 anni e dopo interventi architettonici e museografici, il Museo Bailo – Galleria del Novecento – di Treviso è stato riaperto al pubblico il 30 ottobre 2015 alla presenza del Ministro Dario Franceschini.
Filo conduttore del progetto espositivo è rappresentato dalla collezione civica di Arturo Martini (1889-1947), uno dei maggiori rappresentanti della scultura del Novecento.
Sono quasi 140 le opere dell’artista trevigiano qui esposte: terracotte, gessi, sculture in pietra, bronzi, opere grafiche e ceramiche, tra cui il gesso originale della “Fanciulla piena d’amore”, le “Allegorie del Mare e della Terra” in cemento, il famosissimo bronzo della “Pisana” o l’esemplare unico della terracotta “Venere dei porti”.
Il percorso museale procede in senso cronologico, fra il primo piano e il pianterreno, offrendo l’opportunità d’inediti confronti e relazioni: dai prodromi dell’esperienza martiniana rintracciabili nel verismo di alcuni artisti veneti della seconda metà dell’800, in particolare Luigi Serena e Giovanni Apollonio, ai compagni di viaggio nella sperimentazione e nell’interpretazione delle avanguardie come Gino Rossi – di cui il Museo espone anche l’importante “Fanciulla del fiore” concessa in deposito a lungo termine da Antonio Lovisatti – fino agli eredi ed epigoni di Martini nella difficile stagione fra le due guerre mondiali, da Carlo Conte a Giovanni Barbisan.
Studiato da Maria E. Gerhardinger, Emilio Lippi, Eugenio Manzato, Marta Mazza e Nico Stringa, l’indirizzo museologico – che prevede l’esposizione di oltre 300 opere delle ricche collezioni civiche – ha trovato piena corrispondenza nel progetto architettonico e di allestimento vincitore della selezione, proposto dallo Studiomas di Padova, con il team di architetti e museografi Marco Rapposelli, Piero Puggina e Heinz Tesar.