Le Gallerie dell’Accademia, a Venezia, si arricchiscono di sette nuove sale, allestite nell’ala del convento dei Canonici Lateranensi disegnata da Andrea Palladio, che vanno ad aggiungersi alle cinque aperte alla visita nel maggio dello scorso anno.
Si tratta di un ulteriore passo verso la realizzazione dell’ambizioso progetto delle Grandi Gallerie.
Le sette sale sono state destinate a ospitare i protagonisti dell’arte veneziana e veneta tra Sette e Ottocento.
Il nuovo allestimento prende avvio con una sala dedicata agli artisti che, soggiornando a lungo nelle corti europee, determinarono l’apertura internazionale della pittura veneziana del Settecento: dalle invenzioni mitologiche di Sebastiano Ricci e di Jacopo Amigoni, ai ritratti di Rosalba Carriera, alle vedute di Canaletto, Bellotto e Guardi.
Le sale successive ripercorrono l’origine delle Gallerie che qui ebbero sede a partire dal 1808 e la cui storia rimase strettamente intrecciata a quella dell’Accademia di Belle Arti fino al 1882, quando avvenne la separazione tra l’istituzione museale e quella accademica con funzioni educative.
In una sala sono stati raccolti i dipinti della seconda metà del Settecento facenti parte della prima dotazione patrimoniale dell’Accademia. Si tratta delle pièce de réception presentate dai pittori al momento del loro ingresso nell’istituzione; sono soggetti storico-allegorici e vedute scenografiche. Tra esse spiccano la Prospettiva con portico di Canaletto e l’Annunciazione di Giambattista Pittoni.
Grande attenzione è stata rivolta alle opere di Antonio Canova. Del grande maestro sono qui riuniti i bozzetti e i gessi che giunsero entro la prima metà dell’Ottocento, in parte per dono diretto dello stesso artista e in parte per acquisto, specie su impulso di Leopoldo Cicognara, presidente dell’Accademia a partire dal 1808. Alle opere canoviane è riservata la luminosa galleria che si affaccia sul cortile e il celebre Tablino, capolavoro dell’intervento palladiano. In questo affascinante ambiente sono esposti, accanto alla splendida cattedra in stile impero di Leopoldo Cicognara eseguita su disegno di Giuseppe Borsato, alcuni dei gessi più celebri di Canova, in dialogo tra loro e con l’architettura del Palladio. Tra questi il modello originale, facilmente riconoscibile grazie ai punti di repère, per il ritratto dello stesso Cicognara, segno dell’amicizia tra lo studioso e il maestro.
A un grande allievo dell’Accademia veneziana, Francesco Hayez, è dedicata un’intera sala: accanto alle opere giovanili, tra cui spicca il Rinaldo e Armida, verrà esposta, al suo rientro dall’importante esposizione monografica milanese, anche la grandiosa Distruzione del Tempio di Gerusalemme che l’artista volle destinare all’Accademia e che è considerata il suo testamento spirituale.