L’architettura del dopoguerra nell’area dell’Italia settentrionale è il tema della mostra che dal 23 aprile al 19 giugno 2016 è aperta al pubblico a Merano Arte – Merano (BZ).
Nel 2011 Martin Feiersinger e Werner Feiersinger grazie alla mostra ” Italmodern ” e alla pubblicazione del volume omonimo, offrivano una panoramica esaustiva dell’architettura del dopoguerra sviluppatasi nell’area dell’Italia settentrionale. La selezione operata dall’architetto Martin Feiersinger e dell’artista Werner Feiersinger proponeva una serie di architetture ascrivibili alle correnti del neorealismo, del razionalismo, del brutalismo e dell’architettura organica. Il successo e il grande interesse suscitato da ” Italmodern ” ha spronato i due a proseguire la propria attività di ricerca, i cui risultati hanno condotto alla nascita di ” Italomodern 2 “.
Merano Arte riunisce ora, per la prima volta, le esperienze di Italomodern. La panoramica offerta dall’esposizione è una grande sintesi nella quale trovano posto sia progetti celebri che meno noti.
La rassegna ” Italmodern 1+2 ” presenta uno spaccato di trent’anni di sviluppo architettonico nell’Italia del nord e quindi anche in Alto Adige. Accanto agli edifici di Edoardo Gellner a Corte di Cadore e di Armando Ronca a Bolzano, vengono proposti anche quelli progettati da Ettore Sottsass, Vico Magistretti, Carlo Scarpa e da altre icone dell’architettura regionale, realizzati tra il 1946 e il 1976.
Il percorso espositivo e i due volumi raccolgono 220 esempi di edifici, che costituiscono delle espressioni esemplari per comprendere un periodo di progresso culturale ed economico, nel corso del quale si riconosceva all’architettura la possibilità di plasmare il futuro. L’ambito geografico si estende da Bolzano a Colle Val d’Elsa, da Trieste a San Remo, così come dalle rive del mare Adriatico fino a 2000 metri d’altitudine. Si va dalle piccole palazzine ad uso abitativo, fino al gigantismo degli odierni complessi residenziali, dalle architetture funzionaliste, ai progetti audaci o edifici del tutto singolari realizzati da architetti non necessariamente noti al grande pubblico.
Mentre il focus della selezione nel primo progetto era costituito da edifici situati in particolare nelle aree urbane tra Torino e Trieste, nella seconda parte, l’interesse si estende fino all’Alto Adige e alle regioni alpine.