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Cristoforo Colombo, restituito l’incunabolo con la relazione del primo viaggio – Il testo

Foto del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale - Incunabolo relazione di Cristoforo Colombo sul primo viaggio
Foto del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale

Si è tenuta mercoledì 18 maggio 2016, alla Biblioteca Angelica di Roma, la cerimonia per la restituzione da parte della Biblioteca del Congresso di Washington dell’incunabolo della Biblioteca Riccardiana di Firenze che reca la traduzione in latino della relazione del primo viaggio di Cristoforo Colombo.
Alla cerimonia sono intervenuti il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, il Comandante del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, Gen. Mariano Mossa, il Direttore della Biblioteca Riccardiana, Lorenzo Stacchetti, e l’Ambasciatore degli Stati Uniti d’America, John Phillips.

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«Il recupero di questo prezioso documento – ha dichiarato il Ministro Franceschini – avvenuto grazie alla preziosa opera dei carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale, è il segno della intensa e solida amicizia e collaborazione tra Italia e Stati Uniti. Ora l’incunabolo ritornerà nella Biblioteca Riccardiana di Firenze, dove sarà a disposizione degli studiosi».

Qui di seguito la traduzione dal latino, fornita dal Mibact, di alcuni brani del testo di Cristoforo Colombo riportato nel documento restituito dalle autorità statunitensi.
“Nel trentatreesimo giorno successivo alla partenza da Cadice arrivai nel mare indiano, dove trovai molte isole con innumerevoli abitanti […] di cui presi possesso in nome del nostro felicissimo re. Alla prima diedi il nome di San Salvatore […] a un’altra isola Santa Maria Concezione, a un’altra Ferdinanda, a un’altra Isabella, a un’altra Giovanna. […] Dapprima navigammo verso quell’isola che chiamai Giovanna. Procedetti per un certo tempo verso occidente lungo il suo litorale. Essa era talmente grande che la ritenemmo non un’isola ma una provincia del continente del Catai. Non vedevamo fortificazioni o città situate sulla linea di costa fuorché alcuni villaggi e terreni rustici con i cui abitanti non riuscivamo a parlare poiché fuggivano non appena ci vedevano. Procedevamo oltre pensando di trovare una qualche città o paese, ma per lungo tempo non emergeva niente di nuovo. […] Molti fiumi grandi e salubri vi scorrono nel mezzo e vi sorgono monti altissimi. Tutte queste isole sono molto amene e di vario aspetto, piene di una gran varietà d’alberi che si elevano a grandi altezze e ritengo non siano mai privi di foglie. Io le vidi così rigogliose e ridenti come lo è di solito la Spagna nel mese di maggio. […] Gli usignoli e altri vari e numerosi uccelli gorgheggiavano mentre io stesso camminavo attraversandole nel mese di novembre[…].  Gli abitanti di entrambi i sessi camminano sempre nudi, tranne alcune femmine che coprono le pudenda con foglie e fronde o con un velo di seta. Non possiedono alcuno strumento di ferro, come dissi sopra, non hanno armi poiché non le conoscono né vi sono portati, non a causa di deformità corporee poiché sono ben formati ma poiché sono timidi e pieni di paura. Tuttavia al posto delle armi portano delle canne nelle cui radici configgono del legno secco appuntito, ma non osano mai utilizzarle. […] Danno molto per niente […] Capitò una volta che per un cucchiaio ebbi tanto peso d’oro quanti sono tre soldi aurei. […]”

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