In un labirinto di vicoletti bui, con osterie e viandanti, avventori e pellegrini, il padre stringeva la mano al bambino di tre anni: vedrai, gli diceva, vedrai. Lui non aveva paura, era incuriosito, cercava di capire che cosa avrebbe dovuto vedere, si muoveva sicuro con il suo papà tra le strade strette, fino a quando, dietro un angolo, come un sipario che si apre, gli si presentò il meraviglioso spettacolo della Basilica di San Pietro e del Colonnato del Bernini.
Ricordi affettuosi di Alberto Sordi della sua prima esperienza di fanciullo alla vista del complesso monumentale di San Pietro, quando ancora non esisteva Via della Conciliazione e si accedeva al luogo sacro attraverso un articolato percorso di viuzze e piazzuole del rione Borgo denominato La Spina.
Oggi Roma Capitale, Assessorato alla Crescita Culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, propone un viaggio nel tempo evidenziando le trasformazioni che ha subito l’area prima di assumere le attuali sembianze.
Un percorso espositivo di grande suggestione, curato da Laura Petacco e Claudio Parisi Presicce, attraverso luoghi ormai scomparsi identificati nel toponimo La Spina, sia per la forma allungata di quell’antico isolato, sia perché visto come corpo estraneo, che, per le demolizioni, è stato letteralmente estratto dal tessuto connettivo della città.
In tre sezioni, Prima della Spina, La Spina dei Borghi e Cavare la “Spina” a San Pietro, il visitatore viene condotto a ritroso nel tempo ed invitato a percorrere i secoli di storia legati al territorio Vaticano.
Nella prima sezione, attraverso sculture antiche, dipinti, bozzetti, disegni, ci si trova immersi nel Vaticanum, un luogo con valenza fortemente pagana e dedicato al culto della dea frigia Cibele. Nell’alto Medioevo comincia invece a materializzarsi l’area sacra cristiana con la costruzione, intorno alla prima Basilica, di chiese, diaconie, monasteri e la fortificazione muraria, opera di Leone IV, per difendere la zona dalle incursioni saracene.
In questi anni nasce il toponimo Borgo, dal modo in cui i pellegrini germanici chiamavano l’agglomerato sacro, definito “burgs”.
Nella seconda sezione si attraversano luoghi antichi, dai nomi quasi fiabeschi, come Piazza Scossacavalli, Piazza Rusticucci, Borgo Nuovo, Borgo Vecchio. Si entra nella vera e propria Spina, l’isolato allungato tra lo spiazzo antistante Castel Sant’Angelo e la Basilica di San Pietro. In mostra, oltre ad un plastico della Spina mai esposto prima, realizzato per Piacentini e Spaccarelli, anche vecchie fotografie, dipinti, sculture della Collezione Cesi, che raccontano le trasformazioni sociali ed architettoniche del territorio.
L’ultima sezione, dal titolo Cavare la “Spina” a San Pietro, ripropone la questione secolare dell’accesso a San Pietro, del terzo braccio di colonne del Bernini, mai realizzato, e degli altri progetti ideati per favorire l’arrivo alla Basilica, anch’essi mai realizzati.
La questione venne risolta definitivamente con la Via della Conciliazione all’indomani dei “Patti Lateranensi”, grazie ad un progetto approvato da Mussolini e Papa Pio XI.
La Spina venne distrutta, letteralmente cavata, cancellando gli isolati compresi tra Borgo Vecchio e Borgo Nuovo e tracciando la nota Via della Conciliazione.
Una trasformazione urbanistica importante anche sul piano simbolico, che aprì una lunga arteria verso San Pietro, modificando radicalmente la visione della Basilica.
Una ferita curata al prezzo di veder scomparire definitivamente quel fascino silenzioso di viuzze strette che conducevano al grande abbraccio del colonnato del Bernini. Viene meno l’effetto sipario descritto da Alberto Sordi ed anche quello che Leonardo Benevolo definiva come “il contrasto permanente tra tono aulico e tono popolare…. La coesistenza della scala monumentale con la scala quotidiana”: in altri termini il carattere di Roma.
La mostra organizzata da Zètema Progetto Cultura è visitabile fino al 20 novembre 2016 presso i Musei Capitolini.
Diego Pirozzolo
@diegogen