Ico Parisi ha prodotto una mole notevolissima di lavori, operando, secondo la lezione pontiana, in quella dimensione pluridisciplinare, caratteristica della rinascita del progetto italiano dopo il conflitto mondiale. Parisi è dunque architetto, designer, art director, fotografo, regista cinematografico, pittore e artista puro.
In occasione del centenario della sua nascita, dal 19 gennaio al 19 marzo 2017 è in programma presso la Villa Reale di Monza la mostra “Ritrovare Ico Parisi“, a cura di Roberta Lietti e Marco Romanelli.
L’esposizione, che vuole porsi come una prima riflessione e un primo omaggio al lavoro di Parisi, ha dovuto stabilire dei precisi limiti cronologici e tipologici alla presentazione dei ricchissimi materiali esistenti, quasi tutti appartenenti all’Archivio del Design di Ico Parisi di Como.
I curatori hanno, dunque, privilegiato il periodo “classico” del lavoro di Parisi, ovvero dalla fine della guerra al termine degli anni ’50, e un’unica tipologia, il tavolo.
Ragionare, con la costanza e l’inventiva con cui l’ha fatto Parisi, sulla struttura trilitica del tavolo, considerandolo una architettura in nuce, è qualcosa che raramente è dato di vedere.
Il tavolo, nelle svariate accezioni, che vanno dalla vera e propria mensa alla scrivania, dalla consolle al coffee table e al carrello di servizio, è un argomento tipologico che accompagna Ico Parisi fin dagli inizi della sua vicenda progettuale e dove l’architetto comasco dimostra una fantasia progettuale illimitata, fatta di improvvisi fuochi di artificio e parallelamente di una minuta e attenta ricerca di varianti formali. Del tavolo Parisi analizza le più diverse soluzioni costruttive, sperimenta materiali, si fa promotore di ricerche inusitate presso gli artigiani e gli industriali canturini. Il tavolo è per Parisi un punto focale all’interno della casa.
Ecco, quindi, che nel Belvedere alla Villa Reale di Monza sono presentati sette tavoli di Ico Parisi dal 1948 al 1955. Ogni tavolo rappresenta una storia diversa: storia di progetto, ma anche storia di vita. E, in quest’accezione, a fianco a Ico compare necessariamente la moglie Luisa, preziosa collaboratrice e stimolatrice di molte situazioni che trovano compendio nello studio La Ruota, cenacolo progettuale e culturale inaugurato a Como nel 1947.
L’allestimento, organizzato in “stazioni” contraddistinte mediante gabbie in tubolare quadro bianco, a ricordare l’innamoramento di Parisi per l’avventura del razionalismo e dell’astrattismo comasco, cerca di restituire non solo l’importanza del singolo pezzo, ma anche un frammento di quel contorno progettualmente curato e controllato che Ico e Luisa Parisi sapevano sapientemente costruire.
La mostra è realizzata in collaborazione con l’Archivio del Design di Ico Parisi. Con questa mostra continua la ricerca del Triennale Design Museum dedicata ad approfondire la conoscenza di alcuni personaggi che hanno interagito con il territorio allargato di Monza e Brianza.
«Questa mostra – ha affermato Silvana Annicchiarico, direttore del Triennale Design Museum – si inserisce in un percorso tracciato dal museo, che rivendica la continuità di una ricerca volta a rivalutare i non allineati, i sommersi, i dimenticati, da Gino Sarfatti a Piero Fornasetti, da Giotto Stoppino a Gherardo Frassa fino, appunto, a Ico Parisi, personaggio fondamentale del progetto italiano dal dopoguerra in poi».