È ospitata nella Galleria 5 del MAXXI di Roma la mostra “Please come back. Il mondo come prigione?”, a cura di Hou Hanru e Luigia Lonardelli.
L’esposizione, aperta al pubblico fino 21 maggio 2016, presenta 50 opere di 26 artisti che raccontano il carcere come metafora del mondo contemporaneo e il mondo contemporaneo come metafora del carcere: tecnologico, iperconnesso, condiviso e sempre più controllato.
La mostra si compone di tre sezioni: Dietro le mura, Fuori dalle mura e Oltre i muri.
Della prima sezione – Dietro le mura – sono protagonisti artisti che hanno fatto una esperienza diretta della prigione, sia perché sono stati reclusi, sia perché ne hanno fatto il soggetto del proprio lavoro, sia perché sono cresciuti in ambienti caratterizzati da questa presenza ingombrante. Tra questi Berna Reale con un video che racconta la luce della torcia olimpica all’interno delle carceri brasiliane, Harun Farocki, che utilizza i filmati delle videocamere di sorveglianza del carcere di massima sicurezza di Corcoran in California, e Gianfranco Baruchello con le interviste ai detenuti delle carceri di Rebibbia e Civitavecchia.
In Fuori dalle mura troviamo le opere di quegli artisti che hanno compiuto una riflessione sulle prigioni che non possiamo vedere, sui regimi di sorveglianza, capaci di trasformare le città contemporanee in vere e proprie “prigioni a cielo aperto”. Tra questi Superstudio che con il suo Monumento Continuo aveva profeticamente immaginato un modello di urbanizzazione globale alternativo alla Natura; Mikhael Subotzky che presenta materiali video forniti dalla polizia di Johannesburg; Lin Yilin con la sua performance che riproduce una scena di privazione della libertà per testare le reazioni dei cittadini della città cinese di Haikou e di Parigi; Rä Di Martino che trasforma Bolzano nel fondale di una messa in scena con finti carri armati.
Nella terza sezione – Oltre i muri – il tema è quello della sorveglianza come “pratica organizzativa dominante”, fenomeno omnipervasivo nella nostra società dopo l’ 11 settembre 2001. Ecco allora, tra le opere presenti in quest’area, la pratica della “guerra al terrore” che diventa protagonista del lavoro di Jenny Holzer; il progetto di Simon Denny che si ispira alle rivelazioni di Snowden; Jananne Al-Ani che riproduce la prospettiva del drone investigando diversi siti in Medio Oriente; Zhang Yue che con un lavoro visionario prefigura future guerre o un piano per la distruzione degli Stati Uniti.
Tra le opere esposte anche due acquerelli su seta di Shen Ruijun, Lake e Abuse del 2009, che verranno acquisiti nella collezione del MAXXI.
La mostra è accompagnata da una serie di incontri, eventi e appuntamenti e da una rassegna cinematografica, in collaborazione con Fondazione Cinema per Roma, che presenta 4 film che raccontano come il controllo sull’uomo si sia fatto nel corso degli anni sempre più stringente a causa della nuova comunicazione globale.
Gli artisti in mostra:
AES+F, Jananne Al-Ani, Gianfranco Baruchello, Elisabetta Benassi, Rossella Biscotti, Mohamed Bourouissa, Chen Chieh-Jen, Simon Denny, Rä di Martino, Harun Farocki, Omer Fast, Claire Fontaine, Carlos Garaicoa, Dora García, Jenny Holzer, Gülsün Karamustafa, Rem Koolhaas, H.H. Lim, Lin Yilin, Jill Magid, Trevor Paglen, Berna Reale, Shen Ruijun, Mikhael Subotzky, Superstudio, Zhang Yue.